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«Credo che questo sia un risultato storico nella storia politica della Groenlandia». Così il leader del partito groenlandese di centro-destra Demokraatit, Jens-Frederik Nielsen, 33 anni, ha commentato la vittoria della sua formazione politica nelle elezioni parlamentari che si sono svolte ieri.
Secondo l’emittente groenlandese KNR tv, Demokraatit ha vinto con il 30% circa dei voti, contro il 9% delle elezioni di 4 anni fa, mentre al secondo posto è arrivato il partito Naleraq con quasi il 25%, contro il poco meno del 12% che aveva ottenuto nel 2021. La vittoria di Demokraatit ha sorpreso perché i pronostici avevano previsto una vittoria del partito del primo ministro uscente Mute Bourup Egede, Inuit Ataqatigiit, cioè “Inuit Uniti”, seguito da Siumut, due partiti che hanno dominato la politica groenlandese negli ultimi anni. Anche Nielsen è apparso sorpreso dai risultati ottenuti dal suo partito: alcune foto lo ritraggono mentre sfoggia un sorriso enorme e applaude alla festa elettorale.
La Danish Broadcasting Corporation DR ha riferito che Nielsen ha dichiarato che il suo partito si rivolgerà a tutti gli altri partiti per negoziare il futuro corso politico della Groenlandia: «Non ci aspettavamo che le elezioni avessero questo esito», ha dichiarato, «siamo molto contenti». Nielsen ha anche detto che la Groenlandia ha bisogno di rimanere unita «in un momento di grande interesse dall’esterno», ha riferito Knr tv. Il riferimento è al fatto il presidente Usa Donald Trump ha chiarito di voler prendere il controllo dell’isola, ricca di terre rare fondamentali per l’economia globale.
Il premier Mute Bourup Egede aveva indetto il voto anticipato a febbraio, affermando che il Paese aveva bisogno di essere unito in un «momento grave» mai vissuto dalla Groenlandia. Oggi, dopo che i risultati sono stati resi noti, Egede in un post su Facebook ha ringraziato gli elettori per la partecipazione e ha detto che i partiti sono pronti a negoziare per formare un governo.
Il voto si è tenuto sull’onda del dibattito e delle polemiche innescate dalle dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che si è detto più volte deciso ad annettere l’isola agli Usa, ed è stato contraddistinto da una forte componente indipendentista dell’elettorato che chiede l’emancipazione dalla Danimarca. La rottura con Copenaghen non era sulla scheda elettorale, ma era nella mente di tutti. L’isola è in cammino verso l’indipendenza almeno dal 2009, e i 31 parlamentari eletti determineranno il futuro dell’isola, mentre si discute se sia giunto il momento di dichiarare l’indipendenza.
Quattro dei 5 principali partiti in corsa hanno chiesto l’indipendenza, ma non sono d’accordo sul quando e sul come. Naleraq è il più aggressivo a favore dell’indipendenza, mentre Demokraatit è favorevole a un ritmo di cambiamento più moderato. «L’approccio all’indipendenza dipenderà in ultima analisi dalla decisione di Demokraatit di formare un governo di coalizione e, in tal caso, con quale partito», ha dichiarato Dwayne Menezes, direttore generale della Polar Research and Policy Initiative.