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«Continua in Italia la ritirata di Covid-19». A scriverlo, sulla sua rubrica social "Pillole di ottimismo", è il virologo Guido Silvestri. «A 27 giorni dal 4 maggio e 13 giorni dal 18 maggio non c'è nessun segno del ritorno di fiamma della pandemia che molti paventavano o addirittura davano per scontato». Riguardo alla stagionalità del virus, «non l'abbiamo scoperta adesso ma 2.500 anni fa. Già il grande Ippocrate, proprio lui, il medico del famoso "giuramento", scriveva che parecchie malattie infettive risultano più comuni durante certe stagioni dell’anno, e sappiamo tutti molto bene che le malattie infettive respiratorie sono più comuni d’inverno che d’estate». «Molti mi chiedono: ma lei Prof dice che Covid-19 e’ una malattia stagionale? Se fai questa domanda a Stan Perelman e Ralph Baric, che stanno ai Coronavirus come Pele’ e Maradona stanno al calcio, ti rispondono ridendo: “Of course this disease is going to be seasonal”. Ma se senti certi esperti da bar, che sanno di Coronavirus come io so di ingegneria spaziale, trovi affermazioni strane, come se ci fosse una specie di strano "negazionismo" della stagionalità, che francamente mi lascia perplesso - continua Silvestri -. Ma come funziona la stagionalità? Ricordo innanzitutto che la teoria classica secondo cui il clima caldo e secco protegge da Covid-19 e dai virus respiratori in generale prevede che le alte temperature e bassa umidità relativa portino non solo meno infezioni, ma anche un decorso clinico meno grave, in quanto inoculi virali più piccoli sono meno capaci di raggiungere i polmoni, come dimostrato in vari modelli animali. Ricordo che quando si dice "a questo virus non piace caldo" non ci riferisce alla temperatura a cui il virus stesso viene disattivato, ma alle temperature che rendono instabili attraverso rapida evaporazione le goccioline di fomiti (saliva, starnuti, tosse) che trasportano il virus nell'ambiente. Questo meccanismo è noto ai virologi da decenni, e spiega perché tutte le infezioni virali respiratorie (Influenza, para-influenza, RSV, rhino, adeno, etc), sono altamente stagionali, con chiarissima predilezione per l'inverno». Ciò non toglie, conclude Silvestri, che serva ancora cautela. «L’altra faccia della medaglia della stagionalità, che oggi ci sorride aiutando a sbarazzarci da Sar-CoV-2, è la notevole possibilità che l’infezioni ritorni a fine autunno inizio inverno (direi dicembre, se dovessi fare una previsione) e si rimetta a causare infezioni più severe di oggi perché legate ad inoculi con cariche virali più elevate. Questo punto non può essere omesso, perché essere ottimisti non significa essere dei giuggioloni che ridendo e scherzando vanno a schiantarsi contro un muro. Ma ricordiamoci anche che se il virus tornasse a dicembre – cosa probabile ma non sicura – stavolta lo accoglieremo con un tridente potente di monitoraggio, preparazione e migliori terapie, in modo tale che mai si ripetano i disastri del marzo 2020».