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Il “grande lord Black” non è il Cavaliere oscuro della saga di Batman ma il soprannome dato a Conrad Black, editore anglo canadese che nel 2007 fu condannato a sei anni di prigione, per una storia di truffa ed ostruzione nei confronti della giustizia negli Stati Uniti.
Mercoledì scorso il presidente Donald Trump ha concesso la grazia proprio al noto uomo d’affari, il che sta suscitando oltreoceano un vespaio di polemiche.
Black controllava il gruppo editoriale Hollinger International ( vittima della truffa per sessantamilioni di dollari), adesso chiamato Sun- Times Media Group. Tra le pubblicazioni più note il Daily Telegraphin in Gran Bretagna, il Chicago Sun- Times negli Usa oltre all’israeliano Jerusalem Post e il canadese National Post.
Per non parlare de gli interessi della Sun Times che si spingono fino in Australia.
Ma al di là delle sue attività imprenditoriali Mister Black è stato, ed è tuttora, un grande sostenitore di Trump con cui vanta un’amicizia personale.
Nel corso degli anni suoi giornali hanno pubblicato numerosi articoli a sostegno del tycoon, l’esempio più eclatante è la biografia di The Donald, un tomo che a tratti sconfina nell’adulazione, scritta dallo stesso Black, Donald J. Trump: A President Like No Other.
Tutti elementi che spingono a considerare il gesto di Trump non proprio come un atto di generosità disinteressato.
C’è da dire che l’attuale inquilino della Casa Bianca non è nuovo a concedere il perdono a condannati a lui molto vicini, sia sul piano politico che su quello personale.
Il caso più eclatante risale al 2017, e riguarda lo sceriffo dell’Arizona Joe Arpaio, uomo dell’estrema destra e persecutore dei migranti latinoamericani.
Tra le varie prodezze Arpaio si è distinto come protagonista della campagna “fake” per dimostrare che Barack Obama non era un cittadino statunitense, un’operazione spinta anche dallo stesso Trump e dai media conservatori.
Lo scorso anno il presidente Usa ha fatto liberare anche Dinesh D'Souza, il commentatore conservatore di origine indiana, teorico della cospirazione accostato spesso agli ambienti dell’estrema destra suprematista. D’Souza era stato condannato per violazioni finanziarie nella campagna elettorale per il senato nel 2012.
All’inizio del maggio di quest’anno ha fatto discutere anche la grazia concessa al soldato Michael Behenna. Il militare era reo dell’omicidio del detenuto iracheno, sospettato di essere un membro di al- Queda, Ali Mansur Mohammed, avvenuto nel 2008.