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È un bilancio amaro quello del sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi a pochi giorni dall'anniversario che ha particamente distrutto la sua città e molti altri comuni tra Lazio, Abruzzo, Umbria e Marche. Pirozzi ai microfoni di Tgcom24 ha dichiarato: «C'è un grande nemico: l'insensibilità. Tanti non sono entrati nella zona rossa di Amatrice, quella del dolore della comunità, per cui ci sono dei ritardi. Io li attribuisco proprio al fatto che tanti non sono entrati nella zona rossa, non hanno visto il dolore di queste terre. Per loro quindi un ritardo di due o tre mesi non significa molto. Ma noi stiamo qui, combattiamo, io sono deciso ad andare fino in fondo in questa battaglia che è quella di riappropiarsi della forza delle parole. Noi stiamo perdendo sempre di più il senso delle parole date. Da montanaro, credo che quando tuo padre ti dà la sua parola, debba essere quella. Se non è così faccio quello che devo fare». Sempre il sindaco Pirozzi al Messaggero si era lamentato di essere stati presi in giro sull'esenzione da tasse e contributi: «Ho studiato il bando pubblicato dal ministero dello Sviluppo economico: non c' è quello che era stato stabilito. Ci avevano promesso l' esenzione dai contributi e dalle tasse per le imprese per due anni. E invece c'è solo un credito d'imposta. E questo non va bene». Il primo cittadino di Amatrice ha ricordato che «avevo detto che la zona urbana franca doveva essere appannaggio soltanto dei 55 comuni che hanno una zona rossa, che era un criterio. Invece l'hanno allargata a tutti, perché poi la civiltà dei clientes parte dall'Antica Roma. Le promesse erano altre. Il Mise ha pubblicato il bando sotto Ferragosto. Io ho telefonato dicendo: non mi prendete in giro, vi faccio la guerra. Mi auguro che si siano sbagliati, è uno scippo».