Un magistero pontificio rivoluzionario, questo è il sigillo che lascerà Bergoglio. Rivoluzionario nel tentativo tenace fino alla caparbietà di ridefinire la dialettica maggioranza/minoranza in contrapposizione tra autenticità e inautenticità. Andando dunque al cuore della lotta contro le curiali sempiterne trame di potere, incardinandola sulla qualità nell’esercizio dell’essere cristiani.

Rvoluzionario dunque nel metodo, e nel merito sin dalla decisione presa immediatamente dopo l’investitura di sottrarsi alle romanissime beghe – e ai controlli - della Curia scegliendo di andare a vivere non nella regale ombra delle Logge di Raffaello ma nella semplicità del collegio di Santa Marta, pastore di anime tra altre anime, fino a quell’atto di forte valenza politica che precede di soli quattro giorni il suo ricovero al Policlinico Gemelli lo scorso febbraio: la lettera ai vescovi americani, ricevuta la quale i porporati di Oltre Atlantico hanno mosso azioni legali contro gli ordini esecutivi di Trump, che il Papa considera “un programma di deportazioni di massa”.

Al Trump del 2016 non era andato meglio: Bergoglio disse subito che “chi costruisce muri non è cristiano”, giudizio particolarmente pesante per un presidente degli USA, che in quanto tale ha giurato sulla Bibbia oltre che sulla Costituzione. Stavolta Bergoglio è andato anche oltre, spiegando in quella missiva che “l’amore cristiano non è espansione concentrica che poco a poco si estende a persone o gruppi”. No, “l’amore cristiano è una relazione costitutiva con tutti”. E se questo è puro - ancorché altissimo - esercizio evangelico, la cui portata politica non è sfuggita al vicepresidente J.D.Vance che ha risposto che il Papa sbaglia, l’amore cristiano “comincia dal prossimo più prossimo”, cioè da quello che ti è più vicino e simile, squisitamente politico è un altro passaggio di quella missiva, quello nel quale Bergoglio esorta a “battersi per uno stato di diritto autentico”. Autentico, appunto.

È un Papa che riporterà lo spirito conciliare nella Chiesa, si disse al momento della sua elezione, avvenuta sovvertendo tutti i pronostici che davano la fumata bianca per un cardinale italianissimo e conservatorissimo, e proprio per cercare invece per la Chiesa una resurrezione dalla stagione di trame e scandali che avevano costretto di fatto Ratzinger alle clamorose dimissioni. Ma poi invece Bergoglio è andato ben oltre il Concilio Vaticano II, per esempio condannando ripetutamente e con fermezza nell’enciclica Fratelli Tutti il possesso di armi atomiche, come in piena Guerra Fredda il Concilio non osò fare.

Se è stato Karol Wojtyla il Papa che esercitò una vera e riconosciuta leadership politica, essendo il Papa polacco che aiutò ad abbattere il Muro di Berlino, e per il quale si può rispolverare la celebre definizione che Hegel coniò per Napoleone, “lo spirito del tempo a cavallo”, per Bergoglio occorre ricordare le origini latino-americane che sono probabilmente la vera radice della sua azione rivoluzionaria all’interno delle mura vaticane. Con la bussola delle categorie maggioranza/minoranza è stato raccontato come il Papa abbia scalzato e sostituito con scientifica perseveranza tutte le non poche porpore in dissonanza con il suo pensiero. Ma ha nominato un vescovo in Iran, in Siria, a Belgrado, ha scelto in altri casi porporati in grado di dialogare con la Chiesa ortodossa, ha riallacciato il dialogo con Pechino a sostegno della locale comunità cattolica…Un Papa del mondo e per il mondo, quanto e molto più di Wojtyla.

Se si osserva attentamente l’attuale composizione del Conclave, si scopre che oggi il mondo ha fatto irruzione nella Cappella Sistina. Solo 19 italiani, e in tutto “solo” 60 cardinali europei sui138 con facoltà di eleggere il prossimo Papa. Ma di quei 138, Bergoglio ne ha nominati 110, gli ultimi 10 giusto dicembre scorso. Peseranno, al momento di scegliere il suo successore, perché la Chiesa prosegua sul cammino di tipo conciliare, la vera rivoluzione del cattolicesimo, piuttosto che tornare a un consevatorismo di convenienza. Da questo punto di vista, neanche il super politico Giovanni Paolo II avrebbe saputo far di meglio.