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Alessandro Di Battista torna sulla scena col suo stile consueto. Il leader movimentista prende carta e penna e scrive una lettera al suo giornale, il Fatto quotidiano, per dire la sua sull'emergenza politica e sanitaria in corso e indicare ai lettori, e ai militanti, nuovi orizzonti possibili. «Conte si è guadagnato una credibilità che in pochi hanno avuto in passato ma credibilità è sempre un’immensa responsabilità», scrive l'ex parlamentare, prima di affrontare il nodo dei rapporti tra l'Italia e Bruxelles. «Proveranno in ogni modo a metterci all’angolo», dice convinto. «Ci spingeranno ad indebitarci per poi passare all’incasso ma noi abbiamo delle carte da giocarci in sede di contrattazione». Quali? Debba lo spiega senza troppi giri di parole: «In primis il fatto che senza l’Italia l’Ue si scioglierebbe come neve al sole». Ma non solo, perché l'asso nella manica da mettere sul tavolo delle trattative viene dall'Oriente: «Un rapporto privilegiato con Pechino che, piaccia o non piaccia è anche merito del lavoro di Di Maio ministro dello Sviluppo economico prima e degli Esteri poi. E la Cina, ed è paradossale essendo stato il primo paese colpito dal Covid-19, uscirà meglio di chiunque altro da questa crisi. La Cina ha utilizzato al meglio il soft-power, è riuscita a trasformare la sua immagine da untore ad alleato nel momento del bisogno», sottolinea il leader più amato dai militanti grillini, prima di mettere nel mirino Matteo Salvini e Giorgia Meloni, convinti che per sedersi «a Palazzo Chigi sia necessario baciare pantofole a Washington, ma il mondo sta cambiando e la geopolitica, nei prossimi mesi, subirà enormi mutamenti». Il "patto atlantico" sembra archiviato nelle parole di Di Battista. Non solo: «La Cina vincerà la terza guerra mondiale senza sparare un colpo e l’Italia può mettere sul piatto delle contrattazioni europee tale relazione».