Su un angusto volo Ryanair non possiamo far a meno di notare che la passeggera seduta di fianco sta consultando un po’ sbigottita i titoli di giornale prima del decollo. Ancora più confusa, vediamo la stessa cercare su Wikipedia il significato di “maternità surrogata”. E così immaginiamo lo stupore dei molti, che prima di sentirlo diventare un reato universale, ignoravano il significato della pratica denominata “gestazione per altri” (Gpa). Oppure, per i detrattori, “utero in affitto”. 

Da oggi non si potrà più far finta di nulla. Perché l’Italia in questo è assolutamente pioniera: è il primo paese a rendere la surrogata un crimine punibile per il cittadino italiano anche se commesso all’estero (qui spieghiamo in che modo). Già illegale in Italia da 20 anni, come previsto dalla legge 40 del 2004, ora la Gpa diventa dunque un crimine internazionale. E di fatti se ne è accorto anche il New York Times, che a differenza di alcuni giornali italiani dedica alla notizia la sua apertura. 

La nuova legge approvata ieri dal Senato ha ottenuto il via libera tra le accese proteste delle opposizioni. Che con le dovute differenze, tra chi è favorevole e contrario alla pratica in quanto tale, bolla la norma come una “legge manifesto” frutto del “furore ideologico” della destra. Che l’ha fortemente voluta, a cominciare da Giorgia Meloni, che l’aveva già presentata nella scorsa legislatura. La stessa premier che, una volta incassata la legge, plaude a all’approvazione di un provvedimento che definisce “una norma di buonsenso contro la mercificazione del corpo femminile e dei bambini”. 

Il New York Times, invece, non la vede tanto così. “La legge si rivolge anche a un numero relativamente piccolo di famiglie in un paese che già lotta con un basso tasso di natalità. La maggior parte delle coppie italiane che usano la maternità surrogata sono ritenute eterosessuali, e possono anche essere influenzati negativamente dalla legge, dicono gli esperti del settore. Ma poiché le coppie gay hanno bisogno di un terzo per avere figli, molti ritengono che la legge li renda particolarmente vulnerabil. Inoltre, solo le coppie eterosessuali possono adottare in Italia, il che significa che gli italiani gay hanno poche opzioni per iniziare una famiglia”. 

E ancora: “Secondo gli analisti, questa legge rappresenta per Meloni un modo per affermare i propri ideali conservatori e fare appello alla sua base politica, che si oppone in modo sproporzionato alla maternità surrogata e all’adozione da parte delle coppie gay. L'Italia, sede del Vaticano, è già in basso nella classifica dell’Europa in quanto a diritti civili, e – secondo i critici italiani –  imponendo ulteriori restrizioni alle famiglie gay, Meloni ha preso una linea particolarmente dura”. 

“Meloni, che ha le sue radici politiche in un partito post-fascista, ha sorpreso molti da quando ha assunto l’incarico allineandosi su posizioni atlantiste su alcune questioni chiave, come l'economia e il sostegno per l'Ucraina”, spiega il quotidiano. E dunque, inasprire le posizioni su temi come l’aborto e i diritti gay, sarebbe un modo per accontentare la propria base elettorale. Un fatto “particolarmente allarmante” secondo i critici, scrive il Nyt, “in quanto l'Italia era già stata dietro la maggior parte dei paesi europei in termini di diritti Lgbt prima che il governo Meloni prendesse il potere. Insieme all'Ungheria e alla Repubblica Ceca, l'Italia è tra i pochi paesi dell'Unione europea a non riconoscere il matrimonio omosessuale”. 

Finita qui? Più o meno. “In teoria, chiunque può segnalare una famiglia sospettata di aver avuto un figlio tramite surrogazione, aprendo la strada a possibili procedimenti penali. Tuttavia, gli esperti dicono che qualsiasi processo potrebbe innescare contestazioni costituzionali. Inoltre, l'Italia si troverebbe di fronte alla prospettiva di cercare di perseguire persone per crimini commessi in un paese dove le loro azioni erano legali, creando potenzialmente tensioni diplomatiche”. Con quali paesi? Gli Stati Uniti, per dirne uno.