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Corrispondenza, recupero fascicoli o collegamento telematico da studio rientrano tra le attività «prodromiche all’assistenza legale». A stabilirlo è il Prefetto di Bergamo, Enrico Ricci, che con una specifica istanza sulle attività degli studi legali fatto chiarezza sulle situazioni che, nelle scorse settimane, hanno visto diversi avvocati multati per gli spostamenti presso i propri studi legali. Spostamenti, ha quindi sottolineato il Prefetto, da ritenere assolutamente legittimi, alla luce delle norme emanate dal governo e che regolano il lockdown. Tra le attività autorizzate durante il periodo di chiusura, infatti, ricadono anche quelle degli avvocati. Ma l’interpretazione relativa ai limiti di tale autorizzazione non era ancora ben chiara. Ricci ha sottolineato come, in primo luogo, lo svolgimento di attività connesse sia finalizzato «a non vanificare lo scopo delle norme che espressamente prevedono la prosecuzione dell’attività degli studi professionali», e in secondo luogo «tali attività prodromiche non implicano assembramenti di persone e, quindi, rispettano la ratio della norma emergenziale». Sono dunque consentiti gli spostamenti degli avvocati nei rispettivi studi, nel rispetto delle regole di distanziamento sociale e di uso di dispositivi di protezione personale. Dalla Sicilia al Trentino Alto Adige sono diversi i casi di avvocati multati mentre si recavano in studio. Nei giorni scorsi è stato il presidente dell’Ordine di Milano, Vinicio Nardo, a chiedere direttive chiare «affinché sia tenuto conto delle specifiche esigenze degli avvocati impegnati in attività di difesa», denunciando «casi di colleghi sanzionati sul presupposto che recarsi in studio non sia un comprovato motivo di lavoro». Nella lettera inviata al Prefetto, Nardo aveva sottolineato che «mentre i provvedimenti governativi esplicitamente considerano aperti gli studi legali, quelli regionali hanno circoscritto il diritto di accesso alle attività urgenti, da ultimo aggiungendovi anche la possibilità di ricevere i clienti nello studio». E ha spiegato ancora che «gli avvocati si sono generalmente organizzati per lavorare da casa, accogliendo le indicazioni valevoli per tutti cittadini, e si recano in studio solo per casi di necessità impellente». Una situazione che ora, a Bergamo, risulta più chiara: chi si reca in studio non dovrà essere multato.