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La procura di Pavia ha aperto un’inchiesta per sequestro di persona in relazione al caso del piccolo Eitan Biran, il bambino di cinque anni unico sopravvissuto nella tragedia della funivia Mottarone nella quale sono morti i genitori, i nonni ed il fratello. Il bimbo era in Italia, affidato alla zia paterna Aya Biran Nirko, che ne è tutrice, e ieri è stato portato dal nonno materno in Israele. Ieri «Eitan non è tornato mai a casa. Le sue cugine che lo aspettavano per cena e per condividere con lui la giornata sono preoccupate, non capiscono perché Eitan non è tornato a casa. Il suo letto è vuoto, i suoi giochi e i vestiti, la sua nuova scrivania, il suo nuovo zaino scolastico, quaderni, astuccio e libri pronti per iniziare la scuola domani», dice la zia e tutrice. «Nell’ultima settimana ha avuto già il suo primo giorno alla prima elementare, insieme alla cugina, proprio nella stessa sezione. Hanno passato una settimana di inserimento alla scuola, con attività di laboratorio. Eitan è stato iscritto a scuola da suoi genitori, a gennaio 2020, nello stesso istituto in cui ha frequentato l’ultimo anno della scuola materna. La maggior parte della sua sezione della prima è composta da suoi compagni della scuola materna». Il bimbo, racconta sempre Aya Biran Nirko «come programmato è stato preso dal suo nonno materno Shmuel per una giornata in compagnia dei nonni. Ha lasciato la casa avendo con sé solo i suoi vestiti estivi, il girello e la carrozzina. Dicendo alle cugine "ci vediamo stasera" e promettendo di comprare anche a loro un giocattolo quando sarebbe andato con i nonni nel negozio dei giocattoli. Ha anche chiesto quando il suo nuovo computer scolastico sarà pronto. Come ogni altra visita che aveva in questi mesi». Ma il nonno di Eitan, secondo quanto sostiene la zia, non sarebbe affatto la persona più adatta a prendersi cura del bambino. «Con questa mossa unilaterale e gravissima della famiglia Peleg, vedo come mio dovere sottolineare alle autorità israeliane quanto è già conosciuto al sistema giuridico italiano, sempre per il benessere di Eitan: il nonno materno Shmuel Peleg è stato condannato per maltrattamenti nei confronti della sua ex moglie Ester Cohen, la nonna materna. Per questa condanna Shmuel ha presentato 3 istanze di appello a 3 gradi di Tribunale in Israele, e tutti e 3 hanno rigettato i suoi appelli, sottolineando la gravità e la ricorrenza degli eventi violenti nei confronti della ex moglie». La preoccupazione è condivisa anche da Armando Simbari, avvocato di Aya Biran Nirko: «Siamo spettatori passivi e vittime di un fatto molto grave che si è verificato ieri sera. Il nonno materno di Eitan ha approfittato di questi incontri periodici che erano stati autorizzati dal giudice tutelare, incontri che noi avevamo assolutamente e caldamente voluto e favorito proprio nell’interesse del minore perché potesse trovare calore familiare da tutte le parti, purtroppo ne hanno approfittato per organizzare un blitz, una spedizione del bambino in Israele, contravvenendo a tutti gli ordini possibili dell’autorità giudiziaria italiana che aveva inibito l’espatrio del minore. Ne hanno approfittato per sequestrarlo», dice l'avvocato Simbari. «Poi è venuto fuori questo discorso del passaporto, sicuramente c’era un ordine di restituzione del passaporto che non si sa bene per quale ragione sarebbe in possesso del nonno, mai adempiuto. Adesso non sappiamo se il passaporto sia stato effettivamente utilizzato per organizzare questo blitz. Le dinamiche sono ovviamente oggetto di indagine».