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Draghi
L'Ucraina sta studiando il piano messo a punto dall'Italia per mettere fine alla guerra. Lo ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri di Kiev, Oleh Nikolenko, citato dal Kiev Independent. Lo riporta l'Adnkronos. «A Putin ho detto: "la chiamo per parlare di pace", e lui mi ha detto "non è il momento". E' quanto ha raccontato il premier Mario Draghi agli studenti della Scuola Dante Alighieri di Sommacampagna nel veronese. "La chiamo perché vorrei un cessate il fuoco", lui mi ha risposto "non è il momento". "Forse i problemi li potete risolvere voi due, perché non vi parlate con Zelensky?", mi ha ancora risposto "Non è il momento". Ho avuto più fortuna a Washington parlando con il Presidente Biden gli ho detto che forse solo da lui Putin vuol sentire una parola e gli ho detto che telefonasse a Putin. Il suggerimento ha avuto più fortuna perché il giorno dopo non lui, ma il ministro della difesa americano e quello russo si sono sentiti». «Chi attacca ha sempre torto. C'è differenza tra chi è attaccato e chi attacca, bisogna tenerlo bene in mente. Come quando uno per strada è grosso grosso e dà uno schiaffone a uno piccolo. Quello che è successo è che il piccolino adesso è più grande e si "ripara" dagli schiaffi, prima di tutto perché è stato aiutato dagli amici, ma anche perché combatte e si difende per un motivo, la libertà", ha detto. «I cittadini russi non sono colpevoli per quel che fa il loro governo. Sono come noi. Quando la guerra sarà finita dovremmo considerarli come noi, non come nemici, perché non sono loro i nemici. Dovremo ricordarcelo perché questo significa cercare pace». «Noi italiani viviamo questa guerra di riflesso, da lontano e mi chiedo cosa si può fare oltre che aiutare l'amico. Quello che si deve fare è cercare la pace, fare in modo che i due smettano di sparare e comincino a parlare». «Noi viviamo questa guerra anche in un altro modo, perché ci sono tanti, tanti rifugiati ucraini. Noi avevamo già la più grande comunità ucraina d'Europa, composta da circa 230mila persone, ora sono arrivati con la guerra quasi 120mila rifugiati. Gran parte di loro sono donne e bambini, e molti minori sono soli, non accompagnati. E di fronte a questa ondata di persone che scappano dalle bombe, con le loro case e vite distrutte, l'Italia, le famiglie italiane sono state straordinarie. Hanno aperto le porte delle loro case, i rifugiati sono accolti, e l'altra cosa straordinaria è che bambini e ragazzi sono tutti a scuola. Questo è un capolavoro di amore e di efficienza. Le scuole italiane sono stare straordinarie». «E' stata data immediatamente assistenza sanitaria e finanziaria. Insomma - ha ribadito il presidente del Consiglio - questo paese è stato straordinario per l'amore che ha mostrato. Questo è il modo in cui noi italiani partecipiamo a questa guerra. Da lontano, aiutando gli amici, ma anche i piccoli amici che arrivano». Per Draghi, «è un esempio di cui dobbiamo essere orgogliosi».