Giovedì scorso, intorno all'area dell'ex centrale nucleare di Chernobyl si è combattuta un’aspra battaglia tra le forze ucraine e le truppe russe. Il pericolo di un danneggiamento irreparabile del sito, nella quale la lava radioattiva fuoriuscita nell'incidente catastrofico del 1986 brucia ancora a temperature di circa 1000 gradi, è evidente. Ma proprio l'eventualità di una nuova fuga delle radiazioni è diventata un'arma di propaganda da parte del governo ucraino.

È stato Igor Novikov, ex consigliere del presidente Volodymyr Zelensky, ad affermare per primo che la minacciadeve essere presa molto sul serio. «Direi prima di tutto che abbiamo bisogno di aiuto per spiegare i pericoli ai nostri amici in Occidente. Voglio dire, l'Ucraina ha 15 reattori nucleari attivi e scorie nucleari a Chernobyl: basta un colpo sbagliato di un mortaio e tutti in Europa affronteranno una grande catastrofe nucleare». Zelensky ha avvertito che un disastro come quello dell'86 potrebbe accadere di nuovo se la Russia continuasse l’invasione.

Il parlamento ucraino ha riferito che da quando le truppe russe si sono stabilite nell'area, i livelli di radiazioni gamma sono stati superati in un numero significativo di punti di osservazione, mentre un altro funzionario ha detto che la polvere radioattiva potrebbe essere stata agitata dai veicoli pesanti. Circostanze smentite seccamente dal Cremlino anche se è difficile districarsi tra la ridda di notizie più o meno false che fanno parte della guerra di propaganda. Zelensky fa leva su quanto successe nel 1986 quando il reattore n° 4 della centrale esplose e prese fuoco nella notte del 26 aprile, mandando in frantumi l'edificio e vomitando materiale radioattivo nel cielo.

Le autorità sovietiche, in un mondo ancora diviso in blocchi, peggiorarono ulteriormente la catastrofe non avvertendo immediatamente il mondo e mettendo a rischio i paesi dell'Europa causando conseguenze gravissime ai residenti. I governi europei conobbero la verità solo dopo che nei giorni seguenti si registrò un aumento considerevole delle radiazioni in Svezia.

La ripetizione, sia pure in scala minore, del disastro di 36 anni fa metterebbe in difficoltà Putin in maniera sostanziale. Per questo motivo diversi analisti internazionali stentano a credere che sia interesse della Russia provocare danni ulteriori all'ex centrale. Piuttosto la conquista della cosiddetta “area di esclusione” di Chernobyl che si trova a circa 130 km dalla capitale ucraina, ed è completamente spopolata, riveste un significato puramente strategico in quanto rappresenterebbe un corridoio verso il fiume Dnipro, in questa maniera le truppe potrebbero ricollegarsi ad altre che stanno avanzando verso Kiev.

Gli scienziati sono invece preoccupati che la guerra possa interrompere i lavori della messa in sicurezza del sito nucleare. Per Claire Corkhill, professoressa esperta di rifiuti radioattivi dell'Università di Sheffield, i russi sono tra gli operatori nucleari più esperti del mondo e hanno collaborato allo sforzo internazionale di messa in sicurezza del sito. Il successo più significativo in questa cooperazione è stata la recente costruzione di una cupola da 32mila tonnellate attorno al reattore radioattivo, finanziata per un costo di 1,5 miliardi di dollari da oltre 30 paesi. Ma il lavoro non è ancora finito e si stima che il completamento dell'opera possa durare anche altri 50 anni.