PHOTO
Puntare alle misure alternative al carcere. Questo è stato il parere esposto durante la scorsa audizione in commissione della regione dell’Emilia Romagna. Una commissione presieduta da Giuseppe Paruolo, sul progetto Comunità educante con i carcerati ( Cec) e sull’attività del Coordinamento teatro carcere Emilia Romagna. Il Cec è un progetto della comunità papa Giovanni XXIII che si basa su una metodologia ispirata all’Apac, l’Associazione per la Protezione e assistenza ai condannati nato in Brasile negli anni 70.
Si tratta di un percorso progressivo suddiviso in 3 fasi. Prima fase: il recuperando conosce la proposta nel dettaglio aderisce al progetto educativo. In questa fase l’attività principale è costituita dal lavoro- terapia, da momenti formativi e da momenti di riflessione per approfondire i valori rispettosi dei diritti e della legalità. Si riducono al minimo i contatti con l’esterno per favorire un tempo di riflessione, in cui si rafforza la scelta verso il cambiamento.
Seconda fase: il lavoro non è più solo creativo- terapeutico ma diventa professionalizzante, attraverso l’attivazione di piccoli laboratori per imparare un mestiere con la possibilità di svolgere tirocini formativi in cooperative e aziende esterne. Aumenta il tempo dedicato alle visite dei famigliari. In questa fase può cominciare il percorso di avvicinamento alle vittime del reato e si progetta un possibile risarcimento.
Terza fase: il recuperando viene inserito a tutti gli effetti nel mondo del lavoro, mantiene i contatti con i famigliari più autonomamente e si riducono i momenti formativi ed educativi. La notte rientra presso i presidi. A discrezione del giudice la parte finale della pena può essere svolta nelle case- famiglia o in altre realtà di accoglienza dell’Associazione.
Fondata da don Oreste Benzi, l’associazione gestisce in Emilia Romagna quattro strutture. Ha evidenziato in commissione Giorgio Pieri della papa Giovanni XXIII che con il loro programma «la recidiva si riduce notevolmente, passando dal 75% al 15% circa, e i costi si abbassano considerevolmente, considerato che una persona in carcere costa 200 euro al giorno mentre nelle nostre case il costo è di 35 euro». Ha aggiunto Pieri: «Chiediamo alla Regione Emilia Romagna il riconoscimento del nostro modello, l’istituzione di un registro delle associazioni che accolgono detenuti, l’accreditamento delle nostre strutture e un contributo economico per portare avanti la nostra attività».
Dopo Pieri è intervenuto Daniele, giovane ex detenuto che ha aderito al progetto Cec e che ha descritto la sua esperienza: «Ho incontrato persone che hanno dato un volto diverso alla mia vita e ho capito che la vita ha un altro valore. Spero che un numero crescente di giovani possano sfruttare questa opportunità». Il presidente della commissione ha accolto la richiesta dicendo di impegnarsi, così come i consiglieri presenti.