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"In questo tempo nel quale si comincia ad avere disposizioni per uscire dalla quarantena preghiamo il Signore perché dia al suo popolo, a tutti noi, la grazia della prudenza e dell'obbedienza alle disposizioni perché la pandemia non torni". Parola di papa Francesco che con due semplici ma pesantissimi sostantivi - "prudenza e obbedienza" - ferma le critiche dei vescovi italiani nei confronti del governo che ha decso di prolungare il "lockdown delle messe". E poco prima delle parole del papa, sulla questione era intervenuto, in modo opposto, come ormai accade spesso in Vaticano, anche l'ex presidente Cei Camillo Ruini: "'L'eucaristia per i credenti è anzitutto un bisogno, il bisogno del pane della vita. Il Papa ha dato voce a questo bisogno che riguarda tutta la Chiesa. Purtroppo il governo, nell'ultimo decreto della Presidenza del consiglio, ha disatteso questo bisogno, arrogandosi competenze non sue riguardo alla vita della comunità cristiana''. ''Bene - ha quindi rimarcato Ruini - ha fatto quindi la Conferenza episcopale a protestare con forza. Ora il governo ha il dovere di rivedere le sue posizioni''. Il biblista: "Dio è fuori dalle chiese" La pandemia e la chiusura delle Chiese poteva essere "un'occasione provvidenziale per scoprire che il Signore sta nella vita, non nelle celebrazioni: sta fuori dalle chiese. Quanti gesti di altruismo stanno nascendo? Nella solidarieta', e' li' che bisogna cercarlo". Lo dice padre Alberto Maggi, biblista e frate dei Servi di Maria, direttore del Centro studi biblici di Montefano (Macerata), rispondendo alle domande dell'AGI. La lezione del frate parte proprio dai primi passi del cristianesimo: "Nei primi secoli non c'erano le chiese eppure sono stati i piu' vivaci secoli di crescita della comunita' cristiana. L'eucaristia si celebrava nelle case e il cristiano si riconosceva per la sua attenzione verso gli ultimi. Il successo del cristianesimo e' stato proprio che i paria della societa' hanno scoperto che anche loro avevano una dignita'. Non le chiese o le basiliche". Il centro studi biblici che presiede e' stato "tra i primissimi a chiudere perche' la salute delle persone e' piu' importante. Eppure siamo impegnati come non mai: leggiamo il vangelo su Youtube: ieri c'erano piu' di 500 persone collegate che ascoltavano il Vangelo per oltre un'ora. Una cosa incredibile, come la gratitudine che hanno mostrato". "La mia posizione e' maggioritaria, ma non tutti hanno il coraggio o la capacita' di dirlo. Una persona di buonsenso capisce che non e' il momento di aprire la chiesa. Non si tratta di una fabbrica, chi disinfetterebbe se a malapena si trova chi va a fare le pulizie?". Il giudizio del biblista sui colleghi piu' giovani e' molto netto: "Sono spesso scodinzolanti con le liturgie e i paramenti. Si tratta dell'ultima sfornata sotto Papa Ratzinger: tutti pizzi e merletti e poca cultura". Insomma l'epidemia, al di la' delle polemiche vescovili "poteva servire a far riscoprire la bellezza della Parola e del servizio. Le chiese le riapriremo e quando lo faremo suoneranno le campane a festa, ma dovranno esserci tutte le condizioni".