Una parola viene rievocata ma solo sussurrata in queste ore a Monaco di Baviera, dove si svolge la 61ma Conferenza sulla sicurezza: appeasement. Una parola che fa fare un salto indietro nelle pagine più buie della storia. Correva l’anno 1938 e proprio dalla città tedesca iniziarono tante disgrazie per l’umanità. Prima le rivendicazioni – soddisfatte – e poi i folli progetti di occupazione territoriale di Hitler.

Non sono pochi coloro che temono, come avvenne ottantasette anni fa, che le richieste di Vladimir Putin sull’Ucraina possano trovare accoglimento, grazie alle aperture degli ultimi giorni degli Stati Uniti a trazione trumpiana.
Il focus della Conferenza di Monaco sulle sfide della sicurezza globale, tra cui la governance globale e la resilienza democratica, ha inevitabilmente attirato tutte le attenzioni sull’Ucraina a quasi tre anni dalla guerra di aggressione (i corsi e i ricorsi storici).

Il presidente della Repubblica federale di Germania, Frank-Walter Steinmeier, non ha usato giri di parole in apertura dei lavori e, nel fare riferimento al momento storico delicato che sta affrontando l’Europa, ha subito messo in chiaro un pensiero da convinto assertore della centralità europea: «l’amministrazione Trump non ha alcun riguardo per le regole stabilite». Le differenze di approccio e di metodi per risolvere alcune crisi, secondo il presidente tedesco sono palesi: «La nuova amministrazione americana ha una visione del mondo molto diversa dalla nostra. Una visione che non ha alcun riguardo per le regole stabilite, la partnership e la fiducia consolidata». Steinmeier ha aggiunto, riferendosi al conflitto ucraino, che «tutti vogliono che questa guerra finisca». Dalla fine delle ostilità deriverà, inoltre, «un’influenza duratura sul nostro ordine di sicurezza e sulla posizione di potere dell’Europa e dell’America nel mondo».
Le parole di Steinmeier hanno provocato a stretto giro la replica del vicepresidente degli Stati Uniti, JD Vance, giunto in Germania al posto di Trump, il quale ha riflettuto – forse anche per sottolineare che l’Atlantico sta dividendo sempre di più le due sponde – sulle differenze crescenti tra parti del mondo, che, fino a poco tempo, dialogavano e collaboravano e che adesso rischiano di andare ognuna per la propria strada.

«Mentre l’amministrazione Trump è molto preoccupata per la sicurezza europea – ha detto Vance - e crede che possiamo arrivare a un accordo ragionevole tra Russia e Ucraina, crediamo anche che sia importante nei prossimi anni che l’Europa faccia un grande passo avanti per provvedere alla propria difesa». A questo punto l’affondo del numero due della Casa Bianca: «La minaccia che mi preoccupa di più nei confronti dell’Europa non è la Russia, non è la Cina, non è nessun altro attore esterno. Ciò che mi preoccupa è la minaccia dall’interno». E poi una conferma sul nuovo corso avviato da Donald Trump, definito “nuovo sceriffo a Washington”. «Crediamo – ha sottolineato Vance - che sia importante, nell'ambito di un'alleanza condivisa, che gli europei facciano un passo avanti, mentre l'America si deve concentrare sulle aree del mondo che sono in grande pericolo». Il discorso di Vance è stato rilanciato su X da Elon Musk con l’ormai famoso slogan “Mega: Make Europe great again”.
Il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, anche lui a Monaco, ha ribadito il proprio pensiero, già espresso dopo che Trump ha avviato la macchina del confronto con la Russia per la fine delle ostilità. Secondo Zelensky, Kyiv ha la stessa importanza e dignità di Mosca nei futuri negoziati. «Non voglio essere la persona – ha affermato il presidente ucraino senza perdere l’autostima - che passa alla storia per aver permesso a Vladimir Putin di occupare il mio Paese e non lo farò mai».

Zelensky ritiene indispensabile «fare pressione su Putin» e auspica «di andare a Washington presto» per definire un piano comune prima di un incontro tra Donald Trump e Vladimir Putin, fiero di appartenere ad “una forte Europa” che non deve perdere la sua unità quando la guerra finirà. «Ho avuto diverse conversazioni con il presidente Trump – ha aggiunto Zelensky - e Trump ha parlato anche con Putin. Il presidente degli Stati Uniti mi ha detto che Putin vuole porre fine alla guerra, ma attenzione: Putin è un bugiardo».

Zelensky spera inoltre che il presidente statunitense «metta pressione su Putin, perché io non mi fido di lui»: «Per questo ho detto a Trump che le telefonate restano telefonate. Quello che conta sono gli incontri. Non bisogna prendere alcuna decisione sull’Ucraina senza l’Ucraina. Non voglio essere lo stupido che ha aiutato Putin a occupare il mio Paese».
Nel quadro delineatosi nella prima giornata della Conferenza di Monaco il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha manifestato alcune preoccupazioni. L’Europa, a suo dire, non può andare a velocità diverse. «L’Europa – ha commentato -, mai come oggi, non può più permettersi di restare indietro: serve una difesa comune credibile, capace di proteggere i nostri cittadini e di garantire stabilità nel contesto geopolitico attuale. Ora è il momento di agire con determinazione e, anche, di far seguire, alle parole, i fatti». «La difesa italiana – ha concluso il ministro - è pronta a fare la sua parte, con responsabilità e con la convinzione che una difesa più forte vuol dire avere un’Europa più sicura e autorevole, ma anche più salda nei suoi principi democratici e di benessere collettivo per i suoi cittadini, nel nostro continente come nel mondo».