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Pasquale Petrolo, in arte Lillo, è uno di quegli artisti che fanno dell’umiltà una cifra stilistica. Talmente tanto è l’understatement che non ti accorgi di quanto sono bravi, di come attraversino varie arti ( fumetto, musica, tv e ora soprattutto teatro e cinema) con una forza e un’originalità rare. Lo devi ricordare tu a Lillo che è stato ne La grande bellezza e che con il sodale Claudio Gregori ( Greg) e il regista Volfango De Biasi ha rivoluzionato un monolito che sembrava inscalfibile: il cinepanettone. Ora infatti è in sala Natale a Londra Dio salvi la regina, divertentissima commedia, l’unica, delle cinque arrivate nelle sale, a far ridere. Tanto che potrebbe giocarsela anche in altri periodi dell’anno. E se poi gli rammenti di quando l’appena insediato Carlo Conti ha paventato la chiusura della loro splendida trasmissione 610, su Rai Radio 2, di quando la Rete, gli ascoltatori sono insorti in loro difesa inondando di proteste il web e dando vita a una delle più incredibili rivolte “digitali” che si ricordino, tanto da far tornare il toscano sui propri passi, lui sorride. E off record dice “di sicuro tutto quell’affetto ci ha fatto piacere”. E nel sorriso sembra esserci molto altro.
Ultimamente la vediamo spesso anche da solo. Dopo 30 anni scricchiola qualcosa con Greg?
Scherziamo? Assolutamente no. Intanto mettiamo i pun- tini sulle i: ci conosciamo da 30 anni, perché ci siamo incontrati nel 1986, ma lavoriamo insieme dal 1993. In quei sette anni eravamo due ragazzini che si scoprivano uniti da tanti interessi, che hanno iniziato un percorso umano insieme, poi 23 anni fa abbiamo messo su Latte e i suoi derivati. Ed è iniziato tutto.
Come si fa a rimanere così tanto insieme?
Come nelle coppie, come nell’amore. Lasciandosi lo spazio giusto, momenti di libertà in solitudine. Tu dici che sono io a lavorare da solo, ma anche lui ha i suoi progetti senza di me, vedi in particolare quelli musicali. Ci siamo sempre scelti, senza essere vinco-lati dal contratto- ricatto “o insieme o niente”, che a mio parere è quello che consuma i sodalizi più saldi.
Possiamo dire basta al cinepanettone?
Direi di sì. Al di là del fastidio che provo per ogni etichetta, che in quanto tale è sempre restrittiva e semplifica tutto, ora siamo dentro un film che sta bene ai cinefili, con le citazioni musicali della Pantera Rosa e affini, con quelle nella storia a Rocky, Ratatouille e agli action movie. Perché citare non è copiare, è ispirazione. E Natale a Londra peraltro sta bene pure ai cinofili, visto che qui i protagonisti assoluti sono i cani, peraltro mai maltrattati sul set. Anzi, erano loro a torturare l’addestratore. Con Volfango, scherzi a parte, abbiamo iniziato un percorso insieme che guarda più alla commedia all’americana d’un tempo che al cinepanettone degli anni ’ 90, uniti come siamo da gusti cinematografici simili. Abbiamo voglia di uscire dal provincialismo di quel genere per andare oltre. Ecco perché, per dire, c’è la coralità, una scrittura solida alla Ocean’s Eleven, piuttosto che i soliti “episodi”.
A proposito di citazioni, vi danno fastidio quelli che vi copiano spudoratamente?
No, sono sincero. Perché a volte semplicemente hai dentro ciò che ti piace. Nelle scene di scazzottate di Natale a Londra c’è molto di Bud Spencer e Terence Hill, con spruzzate, soprattutto nel mio caso, di Bombolo. Abbiamo copiato? No, abbiamo messo insieme varie cose, ricordi e influenze, mischiando loro con le coppie USA degli anni ’ 80. E allora quando vedo gag molto simili alle nostre, spesso riconosco in quegli artisti persone che ci stimano, ci apprezzano, che usano le nostre intuizioni per farne qualcosa di loro. Ed è bello, sono sincero. Certo, poi ci sono quelli che rubano. Ma non mi danno fastidio, durano inevitabilmente poco.
E a mettervi dietro la macchina da presa ci state pensando?
Sì, abbiamo una gran voglia di fare un film da registi. Un lungometraggio libero e azzardato nel suo umorismo, ma senza essere cervellotici perché non lo siamo mai stati. Noi vogliamo essere sempre sorprendenti, il problema è che quando provi a esserlo non hai vie di mezzo: o fai una cagata pazzesca o un capolavoro. Ma forse è proprio questa la bellezza di questa sfida. E vogliamo affrontarla presto, altrimenti diventeremo co- sì vecchi che dalle sedie da regista non riusciremo neanche ad alzarci. Vogliamo un’opera che non vi e ci faccia mai smettere di ridere. Noi amiamo la risata a tappetino, anche a teatro, quella non forte, sguaiata, ma continua.
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E torneremo al Sistina di Roma dal 22 febbraio! Quello spettacolo ha avuto e ha ancora un successo incredibile, non solo in Italia. Per un anno una compagnia spagnola lo ha portato in giro per tutta la penisola iberica, con risultati pazzeschi. Qualcosa di straordinario, se pensi che di solito siamo noi italiani a comprare i diritti all’estero per gli spettacoli teatrali. Ricordo ancora Greg, che è quello preciso di noi, in smoking alla prima in Spagna. E io come al solito vestito casual, anzi a caso, come capita. Di solito sono io a farmi parlare dietro, ma quella volta a Palma di Maiorca, il teatro era una splendida struttura… sulla spiaggia! Ancora ricordo le risate e le dita che indicavano Greg!
Detto che lei ha vinto un Oscar, o almeno un pezzetto, partecipando a La grande bellezza, con chi sognate lei e Greg di lavorare in futuro?
Diciamo intanto che ero io il protagonista del film di Paolo Sorrentino, ma poi il regista napoletano ha tagliato in montaggio così tanto che l’attore principale è diventato Toni Servillo e quindi a ritirare l’Oscar c’è andato lui! Scherzi a parte, lavorerei, lavoreremmo volentieri con Antonio Rezza, trovo la sua arte straordinaria, sarebbe molto bello. All’estero, anche se ha una sua età e forse non ha più il fisico, il sogno è Mel Brooks.
Ma è vero che volevi fare il ballerino? E che ne hai fatto lo sketch che conosciamo tutti?
Verissimo. Mio padre calabrese lo considerava troppo poco virile, lui mi vedeva come commercialista, era il suo sogno. Ora sono Lillo, ma un tempo sono stato Lilly Elliot ero più magro di così, ero un figurino -, volevo prendere lezioni di danza e il mio papà mi rispose arrivando quasi alle mani. Capii che non era il caso. E allora alla fine, diventato attore e comico, ho deciso di fare il maestro di danza, almeno in uno sketch.