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Lotta tra la vita e la morte Giovanna Boda, la dirigente del Miur che mercoledì pomeriggio si è gettata dal secondo piano di un palazzo a due passi dal centro, a poche ore dalla perquisizione disposta dalla procura di Roma per un presunto giro di corruzione che la vedrebbe protagonista assieme ad una sua collaboratrice e all’editore dell’agenzia di stampa Dire. Troppo forte lo shock per l’indagine e per la conseguente baraonda mediatica che ne è immancabilmente seguita: la donna ha deciso di lanciarsi nel vuoto da un’altezza di oltre sei metri. Autentica istituzione all’interno del ministero dell’Istruzione, Giovanna Boda è a capo del dipartimento delle risorse umane, finanziarie e strumentali, coordinando e gestendo tutto quello che riguarda il mondo degli studenti. L'indagine Ci sarebbe un giro di soldi e benefit in cambio di appalti nell’indagine di piazzale Clodio che ha portato alle perquisizioni di lunedì, quando la guardia di finanza ha fatto irruzione in casa della dirigente del Miur. Perquisizione che si è poi allargata anche agli uffici di viale Trastevere occupati da Boda e in quelli di sei suoi collaboratori oltre che della sua segretaria e del destinatario di questi presunti appalti pilotati, Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta e a capo di un’importante agenzia editoriale. Nello striminzito decreto di perquisizione esibito dai militari del nucleo valutario, piazzale Clodio ipotizza un giro di soldi di 670 mila euro che sarebbero finiti all’alto dirigente del Miur in cambio di appalti “sotto soglia” destinati senza gare alle aziende di Castelbianco. Due gli appalti sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti. Due commesse da 39.500 euro ciascuna (sotto i 40 mila euro gli incarichi possono essere affidati senza gara d’appalto): una somma che risulta comunque lontanissima da quelle contestate alla Boda dall’aggiunto Paolo Ielo. Dopo avere passato al setaccio abitazione e uffici (tra gli altri è stata perquisita anche una soffitta, considerata tra le “pertinenze” dell’indagata), gli investigatori hanno anche sequestrato telefoni e computer del dirigente di prima fascia del ministero. La tragedia Lo stress per le perquisizioni, la paura della gogna mediatica esplosa immediatamente dopo l’irruzione della finanza: Giovanna Boda era sconvolta da quanto stava succedendo e non avrebbe retto alla pressione, decidendo di lanciarsi nel vuoto da una finestra del palazzo che ospita lo studio dell’avvocato Paola Severino. Operata per diverse ore dai medici del policlinico Gemelli nel tentativo di ridurre le numerose fratture causate dalla caduta, Giovanna Boda lotta ora tra la vita e la morte, vittima di un sistema che la vede già colpevole prima ancora dell’inizio di un eventuale (e ancora lontanissimo) processo. In quel palazzo a due passi da piazza del Popolo dove ha tentato di togliersi la vita, la dirigente del ministero avrebbe dovuto incontrare l’avvocata e ex ministro (con cui il marito, sostituto procuratore in Abruzzo, aveva collaborato ai tempi dell’incarico a via Arenula): incontro che però non sarebbe mai avvenuto, visto che la Buda avrebbe deciso di lanciarsi nel vuoto prima ancora dell’arrivo della Severino. Le reazioni Da anni protagonista di tantissime iniziative legate al mondo della scuola, la Boda era stata l’organizzatrice di alcune manifestazioni che sono diventate ormai patrimonio comune: a partire dalle navi della legalità che, nel ricordo di Falcone e Borsellino, hanno fatto conoscere e incontrare migliaia di studenti da tutta Italia. E poi l’impegno nel post terremoto ad Amatrice e quello per fornire tablet e pc agli studenti costretti a casa dalla pandemia, fino all’incarico di commissario all’ufficio scolastico regionale in Calabria (arrivata in sostituzione del precedente dirigente regionale investito a sua volta da uno scandalo giudiziario), Giovanna Boda era molto conosciuta e il suo tentativo di suicidio ha provocato diverse reazioni. A partire dal ministro all’istruzione Patrizio Bianchi che in una nota si è detto «profondamente addolorato da quanto successo» esprimendo «tutta la vicinanza, sua e del ministero, alla dottoressa Boda e alla sua famiglia». E ancora l’associazione nazionale dei presidi che in una nota si dice «attonita per quanto accaduto, esprime la propria affettuosa vicinanza alla dottoressa Boda e alla sua famiglia. Le vicende che stanno interessando il Capo Dipartimento ci impongono un rispettoso silenzio e un necessario passo indietro rispetto a considerazioni e giudizi di ogni genere».