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Sembra di essere tornati ai tempi della “guerra fredda” tra Stati Uniti e Unione Sovietica. I lunghi anni della “deterrenza nucleare” quando il mondo è stata più volte sull’orlo di un conflitto definitivo che avrebbe messo fine all’esistenza del pianeta. Ora uno dei due contendenti è cambiato, è diventato Russia ma sia da una parte che dall’altra sono rinate volontà da superpotenza.
Per questo motivo si guarda con preoccupazione il test missilistico effettuato domenica scorsa da parte degli Usa di Donald Trump. Il Pentagono infatti ha reso noto di aver lanciato un missile da crociera a medio raggio dall'Isola di San Nicolas, controllata dalla Marina statunitense al largo delle coste di Los Angeles. Le autorità militari hanno precisato che il razzo era ' convenzionalmente configurato', cioè non dotato di ordigni nucleari.
Il tenente colonnello del Pentagono, Carla Gleason, interpellata dalla Cnn, ha anche fatto sapere che si stanno valutando i risultati del test. Il dipartimento della Difesa ha descritto le fasi del lancio: «il missile ha colpito con precisione il suo obiettivo dopo più di 500 km ( 310 miglia) di volo».
Il test pone una pietra tombale sull’accordo INF che vietava i missili capaci di percorrere distanze da 500 a 5.500 km ( 310- 3.400 miglia). L’intesa fu firmata nel 1987 e mirava proprio ad eliminare i missili a medio e corto raggio ad eccezione delle armi lanciate dal mare. Fu considerato un evento fondamentale per la fine della “guerra fredda” dopo il dispiegamento sovietico del sistema missilistico SS- 20 nel 1979 a cui gli Usa avevano risposto posizionando i missili Pershing e Cruise in Europa. Si calcola che al1991 erano stati distrutti quasi 2700 missili.
Gli Stati Uniti in realtà si sono ritirati già dal Trattato il 2 agosto accusando la Russia di averlo ripetutamente violato. Accuse sempre respinte dai russi i quali hanno risposto immediatamente.
Il ministro degli Esteri Sergei Ryabkov ha dichiarato che la decisione degli Stati Uniti rappresenta un «grande errore» anche se ha assicurato che non ci sarà nessuna reazione a quella che viene considerata una provocazione.
Ma si tratta di un atteggiamento morbido solo in apparenza, appena poche ore prima del test missilistico americano Vladimir Putin aveva spiegato: «per quanto riguarda i missili a corto e medio raggio, voglio dirlo di nuovo: ci assumiamo unilateralmente una responsabilità. Se tali sistemi di attacco saranno dispiegati dagli Stati Uniti, lo faremo anche noi».