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«Lo sa che sua madre e mia madre erano amiche?». Inizia così la chiacchierata con Faustino Coppi, figlio del campionissimo e di Giulia Occhini, alla vigilia dell'ultima tappa del Giro d'Italia che si concluderà domani a Verona. «Ma davvero? Mi spieghi questa cosa», risponde. «Sua madre da ragazza ha vissuto per alcuni anni con la famiglia a Montoro Superiore, in provincia di Avellino, e lì tra le sue amiche c'era mia madre. Conservo gelosamente una foto con dedica. Mi ha sempre raccontato che con suo padre ritornò a trovare gli amici». E Faustino a questo punto mi chiede: «Me la manda quella foto?».
Finito il siparietto amarcord ritorniamo al Campionissimo. Portare il cognome Coppi è complicato, le ha mai pesato?
Assolutamente no. Con il passare degli anni è sempre stato un piacere e un onore per me avere questo cognome, che evoca sentimenti, ricordi e ammirazione nelle persone che incontro.
Il mito di suo padre vive quotidianamente con lei?
Abito nella casa di Novi Ligure, dove lui ha vissuto con mia madre. Ogni cosa mi parla di lui. Ci sono i suoi cimeli, le sue cose: le foto, le coppe, i trofei. In particolare mi piacciono molto le foto con le dediche scritte a mano che inviava quando era lontano per gareggiare. Tutto mi parla di lui, è un ricordo continuo, malgrado siano passati tanti anni dalla sua morte. Il mio primo ricordo che ho di lui è di quel giorno che lo portarono in ospedale in barella. Davanti alla porta di casa mi disse: “papo, fai il bravo, ubbidisci alla mamma”. Poi più nulla. Quando vado in giro nelle manifestazioni sportive ci sono tante persone che me ne parlano e la cosa mi fa enormemente piacere.
Il nome di suo padre è legato in maniera indissolubile a quello di Gino Bartali. Ha conosciuto “Ginaccio”?
L'ho visto varie volte in qualche manifestazione sportiva alla quale eravamo stati invitati, ma non c'è mai stata occasione di parlargli. Lo ricordo a un Giro d'Italia, quando era già avanti con gli anni, alla guida di un maggiolino decappottabile con la scritta Cicli Bartali: ha seguito tutta la corsa tra l'entusiasmo dei tanti appassionati. Aveva una tempra incredibile e un fisico eccezionale. In seguito ho avuto modo di fare per due volte il Giro con suo figlio Andrea, che purtroppo è scomparso. Con lui abbiamo parlato delle cose che raccontava il suo papà, episodi sportivi ma anche di vita quotidiana. Ha avuto la fortuna di stargli accanto di più rispetto a me.
Qualche giorno fa nella tappa sul Mortirolo c'è stato un altro scambio di borraccia che qualcuno ha paragonato a quello tra Coppi e Bartali.
Direi che sono queste le cose che fanno grande il ciclismo e che rimangono nella mente dei tifosi. Anche l'atteggiamento del giovane ciclista che ha vinto proprio la tappa del Mortirolo ( Giulio Ciccone, ndr.) è un altro episodio molto bello. Moriva di freddo, batteva i denti, ma è riuscito ad arrivare fino in fondo e a vincere. Si è infilato la giacca e si è coperto con un foglio di giornale. Mi ha fatto pensare a tante belle immagini del ciclismo del passato.
Che cosa rappresenta per lei il ciclismo?
È la vita della mia famiglia e un po' la mia, anche se non mi occupo di ciclismo ma di costruzioni. Il ciclismo per me è passione, ricordi: è una questione di cuore.
Suo padre lo ha perso quando aveva 4 anni nel 1960, ha vissuto con suo madre. Che cosa può dire di lei?
Lei viveva esclusivamente nel suo ricordo. Quando è mancato è stato per lei un colpo terribile. Aveva dato tutto per vivere con lui e improvvisamente se l'è visto portare via. Per pochi anni vissuti insieme a mio padre ha rivoluzionato la sua vita e quella di tutta la sua famiglia. Mia mamma mi raccontava soprattutto la vita del mio papà in famiglia, piuttosto che quella sportiva. Lei, tranne che andare a qualche premiazione, non si intrometteva mai nella sua attività sportiva.
Le ha mai detto che cosa l’ha fatta innamorare di Fausto Coppi?
No. Mi raccontò che gli chiese un autografo e lui le rispose di rivolgersi alla sua segretaria. Lei allora replicò: “Se avessi voluto l’autografo della sua segretaria l’avrei chiesto a lei”. Forse è stata questa risposta a colpire mio padre e l’ha spinto a interessarsi a lei. Chi lo sa?
In questo rivedo le cose che mia madre mi ha detto della sua amica Giulia: soprattutto la sua determinazione.
Confermo. Era donna molto decisa, con un carattere forte.
Alessandra De Stefano, la giornalista Rai che ha seguito per anni il Giro d’Italia, ha scritto nel 2011 “Giulia e Fausto: la storia segreta dell'amore scandaloso che spaccò l'Italia”.
Ha fatto un bel lavoro, preciso e documentato. Restituendo bene il rapporto tra mio padre e mia madre. Anche lei in quel libro ci ha messo il cuore.
Dopo Fausto Coppi c’è stato o ci sarà un altro come lui?
Per le emozioni che ha regalato ai tifosi e anche a me forse Marco Pantani: è stato un campione che poteva far sognare gli italiani. È stato protagonista di imprese memorabili che sono rimaste nella memoria di tutti quelli che amano il ciclismo.