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«Nella sua tragicità il Covid- 19 ha dato una forte accelerazione ad una situazione di immobilismo che andava avanti da anni», afferma l’avvocato Andrea Del Corno, consigliere dell’Ordine degli avvocati di Milano di cui è anche il coordinatore della Commissione per l’intelligenza artificiale ed il processo civile telematico. Il dibattito di questi giorni si è molto concentrato sul tema dell’udienza a distanza, inserita nel dl Cura Italia per tentare di limitare la diffusione del virus favorendo il distanziamento sociale. I Tribunali, infatti, sono stati i luoghi dove il coronavirus si è diffuso con grande facilità. Affollamento, aule strette, grande afflusso di persone, tutti elementi che, vedasi il Palazzo di giustizia del capoluogo lombardo, hanno permesso al Covid- 19 di dilagare.
«Il processo civile telematico, introdotto da oltre dieci anni, è stato utilissimo ed essenziale. Su questo tutti gli avvocati sono concorsi. Il prossimo step naturale sarebbe stato certamente la video udienza», prosegue Del Corno, puntualizzando però che il Covid- 19 non deve al riguardo «rappresentare l’occasione per una fuga in avanti che porti a limitare i diritti e le garanzie delle parti» .
Il processo da remoto, infatti, sta sollevando più di una perplessità per quanto attiene il settore penale. «Un discorso è sentire un teste, che magari deve venire da 1000 km di distanza, solo per fargli confermare la propria denuncia; un altro è la testimonianza dell’operante di polizia giudiziaria che personalmente ha svolto le indagini ed è quindi il pilastro dell’accusa». Lo strumento informatico applicato alla video udienza dovrebbe, fanno sapere i penalisti, essere utilizzato solo in alcune fasi ed a precise condizioni.
«E poi bisognerebbe prevedere il consenso delle parti per alcuni testi importati la cui presenza è irrinunciabile», aggiunge Del Corno. All'obiezione che gli avvocati potrebbero approfittarne, non dando mai il consenso, Del Corno risponde: «In un sistema dove la prescrizione è sostanzialmente bloccata e dove molti reati, come quelli nei confronti della Pa sono di fatto da tempo già “imprescrittibili”, l’attività difensiva si è concentra sempre più sul primo grado. Penso che si debba dunque una volta per tutte uscire da questa stanca retorica che gli avvocati puntino solo ad allungare i tempi del processo: gli avvocati il processo lo vogliono vincere».
Che cosa accadrà nei prossimi mesi è, allora, la domanda ricorrente. «Tutti gli Ordini – sottolinea Del Corno - sono vicini ai propri iscritti. Certamente gli avvocati stanno vivendo con apprensione questo delicato molto storico. Lo scenario attuale è duplice: i grossi studi, dai costi elevati, sono in sofferenza, per i piccoli c’è incertezza».
«Gli avvocati necessitano di aiuti, come tutte le altre categorie professionali. Anche perché non sono facilmente ricollocabili, soprattutto dopo una certa età. C’è contrazione del lavoro, serve un intervento fiscale e previdenziale. E poi essere sicuri che il Paese riprenda dopo questo lockdown di mesi», continua Del Corno. Con l’attività professionale fortemente rallentata e molte incognite, «sarà fondamentale la tenuta deontologica della professione, soprattutto in un scenario dove i i consumi torneranno ad essere al livello degli Anni 50», conclude infine l’avvocato Del Corno.