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«Il Consiglio nazionale forense chiede al governo italiano di intervenire presso le Autorità egiziane affinché venga scarcerata al più presto Amal Fathy, moglie di Mohamed Lofty, direttore dell’organizzazione di cui fanno parte i legali della famiglia di Giulio Regeni in Egitto». L’appello del massimo organo dell’avvocatura italiana arriva a poche ore dall’udienza per la scarcerazione della donna, che si terrà domani al Cairo. «Le condizioni di salute di Amal», ricorda il Cnf, «sono notevolmente peggiorate». Nella nota si assicura che «continuerà l’azione a sostegno di coloro che lavorano per fare piena luce sull’omicidio di Giulio».
Il momento è decisivo. Domani al Cairo si celebrerà l’udienza per esaminare la richiesta per la scarcerazione di Amal Fathy, moglie dell’avvocato egiziano Mohamed Lofty, difensore della famiglia Regeni in Egitto. Sulla situazione sempre più insostenibile interviene il Consiglio nazionale forense, che chiede «al governo italiano» di «intervenire presso le autorità egiziane affinché Amal, le cui condizioni di salute sono notevolmente peggiorate e che ha bisogno di farmaci giornalieri, venga scarcerata al più presto».
Un messaggio forte da parte del massimo organismo dell’avvocatura italiana, legato anche al significato che la vicenda di Fahty assume nella ricerca della verità sull’assassinio di Giulio. A loro volta Paola Regeni, madre del ricercatore, e l’avvocata Alessandra Ballerini, che segue il caso fin dall’inizio, hanno promosso già da diverse settimane uno sciopero della fame a catena: «Nessuno dovrebbe pagare per la nostra legittima richiesta di verità sulla scomparsa, la tortura e l’uccisione di Giulio». hanno dichiarato. L’iniziativa è destinata a intensificarsi in queste ore, in vista dell’udienza di domani, dopo che vi ha aderito anche l’ex presidente della Camera Laura Boldrini.
La possibilità di individuare i responsabili della morte di Giulio è legata a questo punto più alle relazioni tra Italia e Egitto che agli elementi messi dal Cairo a disposizione della procura di Roma. Ma prima viene la sorte di chi, come Amal Fathy, rischia di pagare per la ricerca della verità. Così il Cnf esprime «la propria preoccupazione per il protrarsi della detenzione» della donna.
Che, si ricorda nel comunicato, «è stata arrestata l’ 11 maggio in piena notte, assieme a suo marito e suo figlio, rilasciati dopo alcune ore perché hanno la doppia cittadinanza egiziana e svizzera. Il Consiglio nazionale forense», dunque, «chiede al governo italiano di intervenire presso le Autorità egiziane affinché Amal venga scarcerata al più presto. Condanna la repressione in atto in Egitto contro gli avvocati» e «continuerà la propria azione a sostegno del libero esercizio della professione di avvocato in Egitto e dell’azione di coloro che lavorano per fare piena luce sull’omicidio di Giulio Regeni».
Lofty, marito di Amal, è direttore esecutivo della Ecrf (“Coalizione egiziana per i diritti e le libertà”), da cui provengono anche altri legali che nei mesi scorsi hanno tutelato la famiglia Regeni. I suoi aderenti, a cominciare dall’attivista per i diritti umani Ahmed Abdallah, sono già stati oggetto di arresti.
Ora l’avvocatura italiana chiede di porre fine a questo ulteriore scempio del diritto di difesa.