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I videogiochi sono uno sport, e forse presto sbarcheranno perfino alle Olimpiadi: sembrava una battuta, sta diventando realta, stando alla storica svolta del Cio. Il comitato olimpico internazionale per la prima volta ha dichiarato che i cosiddetti ESports sono vere e proprie discipline agonistiche, insomma sport veri e propri; e chissà quante mamme dovranno cominciare a rivedere le proprie abitudini, senza poter più dire ai propri figli che il tempo speso joystick in mano e troppo e troppo poco utile. "Ho squajato la playstation" fu la candida ammissione di Francesco Totti su come passasse il tempo libero nel ritiro azzurro: d'ora in poi non sarà più simbolo di passioni che dividono, ma la parola d'ordine di tanti aspiranti campioni. Quella del Cio è di fatto un'apertura storica verso un mondo che ha un fatturato che quest'anno supererà la barriera dei cento miliardi di dollari, cifra stratosferica alla quale il Comitato non può evidentemente rimanere indifferente. I massimi dirigenti dello sport mondiale, dopo un summit a Losanna, hanno fatto capire che tale fenomeno non può più essere ignorato, nonostante il presidente Thomas Bach si fosse detto in passato contrario; per le Olimpiadi non è ancora arrivato il momento di imitare quanto avverrà ai Giochi Asiatici del prossimo anno in Indonesia, dove i videogiochi faranno parte a pieno titolo del programma, ma e questa la direzione verso cui si marcia. Del resto è il Cio stesso a scrivere in un comunicato che "gli-esports" sono in forte crescita, in particolare fra i giovani dei vari paesi, e anche di questo, per rendere sempre più attraenti le Olimpiadi agli occhi delle nuove generazioni, si deve tener conto. Non e un caso che a Tokyo 2020 ci saranno nuove discipline come surf, skateboard ed arrampicata, e il prossimo passo potrebbe essere proprio quello dei videogiochi. Lo avevano ipotizzato, nei mesi scorsi, alcuni membri del comitato organizzatore locale di Parigi dei Giochi 2024 poi assegnati alla capitale francese. Adesso viene messo per iscritto, nella nota diffusa da Losanna, che "gli e-sports competitivi possono essere considerati un'attività sportiva, e i giocatori coinvolti si preparano e allenano con un'intensità che può essere paragonata a quelle degli atleti delle discipline tradizionali". Basterà, aggiunge il Cio, sottoscrivere la carta olimpica, dotarsi di strutture per combattere il doping, varare norme contro il rischio scommesse. Intanto, si avvieranno presto colloqui con l'industria" del settore. Lo sport virtuale appassiona molti campioni reali: chissà che Usain Bolt, che ama 'Fifa 18' e le precedenti edizioni del calcio virtuale, non possa esibirsi in un clamoroso ritorno ai Giochi, anche se non più in pista. Rafa Nadal potrebbe continuare a vincere set e game anche se elettronici, facendo del suo hobby una nuova professione. E che dire di Neymar, che oltre al "futebol" pratica da sempre gli "e-sports"? Nel frattempo uno degli uomini di punta dell'Italia Team targato Coni potrebbe diventare Alessandro Avallone, in arte Stermy, da oltre un decennio uno dei giocatori di videogame professionisti più forti e famosi a livello internazionale. Se i videogiochi sono sport, allora il futuro e questo.