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Guglielmo Mollicone lo grida da 18 anni. Sua figlia Serena è entrata viva nella caserma dei Carabinieri di Arce.
Indagini chiuse Ora la Procura di Cassino ha chiuso le indagini e chiesto il processo per l’ex comandante della stazione di Arce, il figlio Marco, la moglie Anna, il luogotenente dei Carabinieri Vincenzo Quatrale e l’appuntato Francesco Suprano. I componenti della famiglia Mottola devono rispondere di omicidio volontario ed occultamento di cadavere.
Il sottufficiale Quatrale di convincimento morale esterno in omicidio e dell’istigazione al suicidio del brigadiere Tuzi. L’appuntato Suprano di favoreggiamento.
I fatti Era il primo giugno del 2001 la ragazza ci va, probabilmente, per incontrare Marco Mottola, suo coetaneo e figlio dell’allora comandante. Una volta all’interno accade, come ricostruito dalle indagini dei Ris e dagli accertamenti dell’Istituto di Medicina Legale di Milano dove il corpo della ragazza, una volta riesumato, è stato studiato per oltre un anno e mezzo, i due ragazzi litigano. Parte uno schiaffo che fa sbattere violentemente la parte occipitale di Serena contro una porta. La ragazza perde i sensi e perde sangue dall’orecchio, a quel punto intervengono il maresciallo e la moglie.
Il corpo di Serena viene spostato su un terrazzino coperto e lontano da occhi indiscreti. Sulla testa della ragazza verrà infilato un sacchetto poi sigillato con del nastro adesivo. Serena però non è morta, morirà soffocata, come confermato dall’autopsia, sei ore dopo.
Serena è morta nella caserma dei Carabinieri Grazie alla rivisitazione approfondita e sistematica di tutti gli atti procedimentali, svolta con la collaborazione del Comando Provinciale dei carabinieri di Frosinone, alla riesumazione del cadavere e all’applicazione di tecniche all’avanguardia, sia ad opera della professoressa Cristina Cattaneo, del Labanof dell’Istituto di Medicina legale di Milano che del Ris dei carabinieri di Roma, la procura ritiene di aver provato che Serena Mollicone è stata uccisa nella caserma dei carabinieri di Arce, con una spinta contro una porta, data la riscontrata perfetta compatibilità tra le lesioni riportate dalla vittima e la rottura di una porta collocata in caserma; così come è stata accertata la perfetta compatibilità tra i microframmenti rinvenuti sul nastro adesivo che avvolgeva il capo della vittima ed il legno della porta.
I depistaggi Diciotto anni di depistaggi e richieste di archiviazione per un’indagine che sembrava essere archiviata dopo l’assoluzione con formula piena nel giugno del 2006 del povero Carmine Belli, carrozziere di Rocca d’Arce, arrestato nel 2004 con l’accusa di aver assassinato la giovane e che per 18 lunghi mesi è rimasto in cella di isolamento gridando la propria innocenza. Belli fu vittima di uno dei tanti depistaggi che, secondo la Procura, furono attuati dai veri responsabili dell’omicidio di Serena Mollicone.
Dal 2006 sono riprese le indagini sull’omicidio di Serena. Nell’anno 2011 il procedimento è stato iscritto a carico dei Mottola ed altri soggetti, le posizioni di questi ultimi poi archiviate dal Gip, mentre per i Mottola proseguivano le indagini.
Furono svolti accertamenti prevalentemente tecnici, sia di tipo genetico/ biologico, dattiloscopico ed in materia botanica, comprensivi di comparazione tra i profili genetici di centinaia di persone, ma, per mancanza di prove certe, questo ufficio provvide, in data 18 febbraio 2015, a richiedere l’archiviazione del procedimento. In seguito all’atto di opposizione dei familiari della vittima, il Gup del Tribunale di Cassino, Angelo Valerio Lanna, ha disposto, il 13 gennaio 2016, il proseguimento delle indagini.