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Il più importante e temuto oppositore di Putin era stato trasferito da poco nella colonia penale speciale “Polar Wolf”, nel villaggio di Kharp, a circa sessanta chilometri dal circolo polare artico, dopo che per quasi tre settimane (e due udienze celebrate in sua assenza) si erano perse le tracce del famoso blogger, condannato nello scorso agosto a 19 anni di carcere con l’accusa di aver creato una “comunità estremista”. Leonid Volkov, collaboratore del dissidente politico, ha evidenziato che la colonia penale di Kharp, luogo inospitale prima di tutto per le condizioni climatiche, “è quasi impossibile da raggiungere”, come è quasi impossibile “inviare delle lettere”: «In questo luogo di detenzione si raggiunge il livello più alto di isolamento dal mondo».
«Un mese prima della sua “elezione” e dopo essere stato estremamente ispirato dal messaggio trasmesso da Trump attraverso Tucker Carslon, Putin ha ucciso Navalny e ha inviato un messaggio a tutti coloro che credono che la dittatura e la guerra possano avere un’alternativa: verranno uccisi». Lo scrive su X il direttore di Novaya Gazeta Europe, in esilio a Riga, Kirill Martynov.
«Non possiamo credere a Putin e al suo governo, perché mentono continuamente. Ma se questa notizia è vera, Putin e tutto il suo staff, tutti i suoi uomini, pagheranno per quello che hanno fatto. Saranno portati davanti alla giustizia e questo avverrà presto», ha detto Yulia Navalnaya, moglie dell’oppositore del Cremlino. «Tutte le persone del mondo devono combattere contro questo male, questo orribile regime in Russia e Putin deve essere ritenuto personalmente responsabile per tutte le atrocità commesse nel nostro paese negli ultimi anni», ha detto ancora Navalnaya, sottolineando di aver deciso di restare a Monaco di Baviera e parlare, prima di tornare dai sui figli, «perché è quello che avrebbe fatto Alexei».