I giudici messicani sono sul piede di guerra e da giorni stanno mettendo in atto una serie di iniziative, tra cui lo sciopero, in segno di protesta contro il discusso progetto di riforma del sistema giudiziario voluto dal presidente Andres Manuel Lopez Obrador detto comunemente AMLO, approvato ieri dalla commissione della Camera. Il suo partito, Morena, infatti spinge affinché i giudici siano eletti con un voto popolare, ciò che gli operatori della giustizia vedono come un attentato all'indipendenza della magistratura. Coinvolti dalla riforma sono i giudici federali, compresi quelli della Corte Suprema e i magistrati.

Secondo López Obrador il cambiamento sarebbe necessario per sradicare la corruzione che affligge la giustizia messicana. Ma i critici della riforma vedono la mossa di Obrador solo come l'ultimo capitolo delle tensioni in corso da tempo tra il presidente e la magistratura. Esperti come Julio Rios Figueroa, professore di diritto presso l'Istituto Tecnológico Autonomo de Mexico (ITAM) di Città del Messico, avvertono che le riforme potrebbero erodere i controlli e gli equilibri del governo, per non parlare della destabilizzazione del sistema giudiziario. In pericolo ci sarebbe dunque l'autonomia dei giudici e al partito di governo verrebbe consentita un'influenza indebita sul sistema legale.

Dopo la vittoria delle elezioni generali del 2 giugno, Morena ha guidato una grande spinta per approvare modifiche costituzionali prima della scadenza del mandato di López Obrador alla fine di settembre. Già è stato stabilito che gli succederà la presidente eletta Claudia Sheinbaum, vicina a Obrador, che ha vinto con più voti rispetto a qualsiasi candidato nella storia messicana. Una circostanza che, unita al progetto di riforma, secondo i giudici farebbe pensare a un tentativo di mettere sotto scacco la democrazia e lo strumento delle elezioni.

Lo sciopero è stato indetto dai sindacati che rappresentano circa 55mila funzionari giudiziari, tra le rivendicazioni anche la preoccupazione per il fatto che le riforme minerebbero i posti di lavoro dei tribunali basati sul merito. Alla protesta si è unita anche l'associazione messicana dei giudici e dei magistrati federali, che rappresenta più di 1400 ufficiali giudiziari.

Lo sciopero arriva pochi giorni dopo che i deputati della coalizione di governo hanno presentato un piano per le riforme della camera bassa del Congresso messicano. Morena ha ottenuto una super maggioranza a giugno, ed è sceso di poco al di sotto della supremazia assoluta nel senato del paese.

Al progetto sono state apportate diverse modifiche rispetto alla versione originale per placare le critiche e le proteste. Il piano prevede elezioni scaglionate, con metà dei giudici, compresi i membri della Corte Suprema, eletti nel 2025 e l'altra metà eletta nel 2027.

In realtà il disegno di legge è favorito dalla continua ascesa della popolarità di Obrador che continua a crescere anche ora che e giunto alla fine del suo mandato. Nel 2023, un sondaggio governativo annuale ha rilevato che quasi la metà degli intervistati aveva poca o nessuna fiducia nel sistema giudiziario.