L’ultima, avvilente performance di Joe Biden alla Conferenza Nato di Washington è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Confondere Voldymyr Zelensky con Vladimir Putin e Kamala Harris con Donald Trump!. Potrebbero essere anche innocenti lapsus dovuti alla stanchezza, piccoli refusi della mente se non stessimo parlando di un uomo che mostra ormai da diversi mesi un decadimento palese delle sue facoltà. Un uomo candidato alla presidenza degli Stati Uniti che non sembra più in grado di mantenersi alla Casa Bianca.

E il disastroso dibattito elettorale del 15 giugno contro Trump (il primo dei tre previsti prima del voto) che lo ha bullizzato in diretta tv per quasi due ore davanti a milioni di americani sembra solo l’antipasto del massacro annunciato nelle urne il prossimo novembre.

Dal partito democratico nelle scorse settimane sono emerse alcune voci, frasi a mezza bocca, suggerimenti, inviti, possibilità, evocazioni di un piano b per non consegnare al tycoon la guida del Paese. Sulla vicenda sono intervenute anche personalità “d’area”, come l’attore e donatore della campagna dem George Clooney che ha ringraziato il presidente per il lavoro svolto in questi anni prima di chiedergli di farsi da parte per il bene della nazione.

Ma Biden - che sembra sia sospinto dalla pugnace moglie Jill - ha fatto sapere che non vuole gettare la spugna, che il candidato del partito è lui e che il vincitore sarà lui. Quel che si dice l’ottimismo della volontà. Purtroppo è la ragione che autorizza il pessimismo più nero.

Così, tra i dem sono iniziate manovre sotterranee ma concrete per evitare la catastrofe. Secondo quanto riporta la rivista Politico due grossi calibri democratici come l’ex presidente Barack Obama e l’ex speaker del Congresso Nancy Pelosi. In partiicolare quest’ultima in colloqui privati con altri deputati dem è stata ancora molto diretta sulla possibilità di trovare al più presto un sostituto. Ma soprattutto è sceso in campo il leader democratico della Camera dei rappresentanti, Hakeem Jeffries che ha incontrato personalmente Biden: «Nella mia conversazione con il presidente, ho espresso direttamente tutta l’ampiezza degli argomenti, le prospettive sincere e le conclusioni sul percorso da seguire».

Stando a quanto riferito da fonti della Cnn, i più stretti consiglieri del presidente - tra cui il presidente della campagna elettorale Jen O’Malley Dillon e i consiglieri Mike Donilon e Steve Ricchetti - hanno promesso ai democratici «frustrati e ansiosi» che trasmetteranno le profonde preoccupazioni sulla candidatura di Biden direttamente a quest’ultimo.

La Cnn afferma di aver raccolto dichiarazioni di «oltre una decina di membri del Congresso, funzionari e diverse persone in contatto sia con Obama che con Pelosi» : molti di essi affermano che «la fine della candidatura di Biden appare ormai chiara, e che è solo questione di stabilirne il decorso».

C’è inoltre la grana dei donatori. Alcuni di essi hanno fatto sapere al comitato politico (Pac) di Biden, Future Forward, che potrebbero sospendere i loro fondi fino a un totale di 90 milioni di dollari se quest’ultimo decidesse di rimanere in carica nella corsa presidenziale. La notizia è stata resa nota dal New York Times, citando due fonti anonime coinvolte nei colloqui tra donatori e funzionari dem. Si tratterebbe di somme di denaro provenienti da almeno otto donatori diversi e, stando a quanto scrive al quotidiano della Grande mela, la decisione è probabilmente la prova più lampante del calo di consensi della candidatura di Joe Biden all’interno del partito. E della volontà di trovare un’alternativa al pù presto.