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Situazione tesissima ad Hong Kong, la polizia infatti ha fatto irruzione in massa all'aeroporto internazionale ingaggiando scontri con i manifestanti. Le notizie parlano dell'erezione di barricate per fermare le cariche degli agenti che hanno usato anche spray al peperoncino.
OCCUPATO ANCORA LO SCALO a giornata di ieri all'aeroporto internazionale di Hong Kong era iniziata in maniera quasi normale, dopo le proteste di lunedì che avevano provocato la cancellazione totale dei voli in partenza, il traffico aereo era ripreso anche se con qualche difficoltà. Molti manifestanti infatti si erano allontanati dal luogo della protesta e i passeggeri stavano tirando un respiro di sollievo.
Poi, dopo poche ore, la gente è tornata in massa, le autorità hanno fatto precipitosamente marcia indietro e di nuovo le procedure di ceck in sono state sospese. Le autorità aeroportuali sono state costrette a diramare una nota per avvertire: «Le operazioni del terminal all'aeroporto internazionale di Hong Kong sono state interrotte a seguito dell'assemblea pubblica». Molti partecipanti alla manifestazione erano vestiti di nero, il colore di quella che è diventata la divisa del movimento per la democrazia, e gridavano slogan come: ' Rise Hong Kong, stand up for freedom'.
Non si attenua dunque la marea delle proteste che scuotono Hong Kong dal 9 giugno, lo scalo è stato preso di mira per il secondo giorno consecutivo proprio quando l'Alto Commissariato Onu per i diritti umani ha reso nota la sua preoccupazione per il comportamento tenuto dagli agenti antisommossa verso i manifestanti.
INDAGINE DELLE NAZIONI UNITE Secondo l'Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite esistono prove tangibili, esaminate dai funzionari a Ginevra, che sono state impiegate armi definite “non letali” ma in maniera proibita rispetto agli standard e alle norme stabilite a livello internazionale. E' stata così avviata un'indagine immediata che dovrebbe portare a risultati in breve tempo. Sotto accusa ci sono soprattutto i lanci di lacrimogeni ad altezza d'uomo, una pratica che ha suscitato la condanna dell'alto commissario Michelle Bachelet la quale allo stesso tempo ha condannato «ogni forma di violenza e distruzione di proprietà» chiedendo a tutti i partecipanti alle proteste «di manifestare pacificamente».
Fino ad ora il bilancio delle persone arrestate nel corso degli incidenti è di 700. Una cifra dichiarata dalle stesse fore di polizia che hanno anche specificato i reati dei quali sono accusati i fermati: «Aver preso parte a una rivolta, assemblea illegale, aggressione di agenti di polizia, resistenza all'arresto e possesso di armi offensive». Il rischio è che coloro che sono attualmente detenuti rischino pene molto pesanti, fino a 10 anni di prigione.