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Cina e Stati Uniti hanno iniziato da tempo un confronto, per ora caratterizzato solo da dichiarazioni contrapposte, su ciò che sta succedendo a Hong Kong. Tutto è iniziato il 9 giugno scorso con la nascita di un movimento di protesta nei confronti della legge sull'estradizione voluta dalle autorità locali. La governatrice Carrie Lam si è trovata di fronte ad imponenti manifestazioni che hanno determinato il ritiro del provvedimento.
Le proteste però hanno assunto un carattere anticinese, parte della popolazione chiede meno ingerenze da parte di Pechino. La paura è che l'ex colonia britannica, tornata sotto la sovranità della Cina nel 1997, perda sempre di più il suo status di autonomia che l'ha caratterizzata fino ad ora. Venerdì è iniziato il decimo fine settimana di manifestazioni quasi in concomitanza di uno scambio di battute fra Pechino e Washington.
Gli Usa hanno definito la Cina un «regime criminale» dopo che un giornale di stato cinese ha pubblicato il nome e la foto di un diplomatico americano che parlava con alcuni attivisti. Il giornale Ta Kung Pao una pubblicazione pro- Pechino - aveva infatti fatto uscire sulle sue colonne i dettagli della diplomatica americana Julie Eadeh mentre incontrava i leader degli studenti in un hotel, il titolo era eloquente: ' Intervento delle forze straniere'. Gli Stati Uniti hanno dunque usato parole forti, immediatamente seguiti dalla risposta cinese. Di ' logica da gangster' hanno parlato a Pechino, un'osservazione rincarata ancora una volta dall'accusa a Trump di voler interferire con gli affari di Hong Kong.
Intanto venerdì centinaia di dimostranti si sono concentrati all'aeroporto per tenere una manifestazione non autorizzata. Molti indossavano quella che è diventata quasi una divisa del movimento: vestito nero e casco giallo da operaio. Le agenzie riportano le immagini di numerosi cartelli con i quali si esprime la richiesta di libertà e democrazia. Un messaggio diretto a Carrie Lam accusata di aver ordito la repressione che nelle settimane scorse ha portato9 all'arresto di quasi 200 persone, molte delle quali rischiano pesanti condanne.
Questa volta però la polizia non sembra essere intervenuta con atteggiamento intimidatorio. La stessa autorità aeroportuale di Hong Kong ha dichiarato che lo scalo ha funzionato normalmente nonostante le dimostrazioni. Ma non sembra essere questa l'intenzione della Cina. Sempre venerdì la China Civil Aviation Administration (Caac) ha ordinato alla compagnia aerea con sede a Hong Kong, Cathay Pacific, di sospendere tutti i membri degli equipaggi che si ritiene abbiano partecipato alle proteste. Ora per poter volare nello spazio aereo continentale cinese la compagnia deve accettare l'ispezione preventiva dei funzionari. La decisione dopo che un pilota della Cathay è stato tra le dozzine di persone arrestate durante i fermi della polizia negli ultimi weekend.