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Il capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, è stato assassinato a Teheran all’età di 62 anni: la notizia si è diffusa nelle prime ore di ieri sollevando immediatamente un clamore mediatico, e non solo, di dimensioni planetarie. Haniyeh, che è stato per un breve periodo primo ministro del governo dell’Autorità Palestinese nel 2006, è morto insieme con una guardia del corpo a seguito di un colpo sparato dal cielo sulla casa nella quale alloggiava, una residenza per veterani di guerra. Così, dopo dieci mesi dall’inizio del conflitto di Gaza, un nuovo tassello preoccupante si aggiunge alla tavola del conflitto.
L’esponente di vertice di Hamas si trovava a Teheran per partecipare all’insediamento del nuovo presidente iraniano, Masoud Pezeshkian, una circostanza che ha immediatamente scatenato la propaganda del regime degli Ayatollah. L’Iran accusa deliberatamente Israele per l’omicidio, dal canto suo Tel Aviv non ha ancora commentato nulla, e il portavoce del governo si è limitato a rilasciare un comunicato in cui si afferma che si sta facendo luce sull’avvenimento. Anche se in questi mesi Israele aveva promesso piu volte di eliminare i leader di Hamas dopo l’attacco del 7 ottobre.
Il gruppo islamico palestinese ha parlato deliberatamente di «un raid sionista a tradimento nella sua residenza», spalleggiato dall’Iran, che ha promesso vendetta: è il motivo che suscita allarme in tutta la regione. Solo poco tempo fa Teheran aveva bombardato alcune zone di Israele in risposta a un attacco contro una propria sede diplomatica. L’ayatollah Ali Khamenei, guida suprema dell’Iran, ha tuonato: «È nostro dovere vendicare il sangue di Haniyeh», aggiungendo che «il regime sionista affronterà una dura punizione».
I timori riguardano anche i colloqui sul cessate il fuoco, dato che Haniyeh è stata una figura chiave nei negoziati. Lo dimostra il fatto che il primo ministro del Qatar (dove risiedeva il capo palestinese) ha affermato che le trattative non possono avere successo quando una parte prende di mira l’altra. Il governo israeliano ha comunque aggiunto: «Riaffermiamo il nostro impegno per un accordo su ostaggi e cessate il fuoco», e ha specificato che lo Stato ebraico «è in allerta in vista di una rappresaglia iraniana». L’assassinio di Teheran arriva poche ore dopo che Israele ha affermato di aver ucciso un alto comandante del gruppo filo iraniano, Hezbollah, in Libano. Hezbollah stessa ha confermato che l’attacco è avvenuto, ma ha reso noto che sta ancora cercando l’uomo tra le macerie.
Ma se è plausibile che l’uccisione di Hanyieh venga pesantemente commentata da Erdogan, il quale ha parlato a propria volta di «barbarie sionista, è la reazione di Paesi arabi moderati come l’Egitto che dà il senso della gravità della situazione. Secondo il Cairo, è in atto una «pericolosa escalation» che potrebbe infiammare la regione: per il ministero degli Esteri egiziano, questi attacchi minano «gli strenui sforzi compiuti dall’Egitto e altri Stati per fermare la guerra a Gaza» e «indicano l’assenza di volontà politica israeliana di calmare la situazione». Il Paese arabo si è rivolto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite affinché agisca per «impedire che la situazione della sicurezza nella regione vada fuori controllo».
Anche gli Stati Uniti sono finiti nel tritacarne della propaganda incrociata, il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha però affermato che la Casa Bianca «non sapeva nulla e non è stata coinvolta» nell’uccisione del leader di Hamas. Ora si attendono i funerali di Haniyeh, che si terranno probabilmente oggi a Teheran. Un’occasione per manifestazioni contro Israele e di dichiarazioni infuocate.