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«Le carceri turche sono sovraffollate e le condizioni di detenzione sono pessime. Sono preoccupata per il rischio di contagio da Coronavirus. È responsabilità dello Stato se succede qualcosa a chi, come mio marito, è in carcere senza colpe». Nonostante il dolore per la detenzione del suo compagno di vita, il giornalista Barış Terkoğlu, Ozge Izdes non esita a raccontare la sua storia. Terkoğlu da oltre un decennio dirige Oda TV, emittente televisiva indipendente di Istanbul. Autore di tre libri d’inchiesta, l’ultimo “Metastaz” (Metastasi) è stato un bestseller. Quali sono le inchieste che hanno messo nei guai suo marito? Bariş ha documentato come alcune organizzazioni illegali si fossero infiltrate nella polizia e nella magistratura e ha ricostruito il loro legame con la classe politica. Ha anche rivelato un giro di bustarelle che ha permesso a determinati sospettati di essere assolti da accuse penali. Con il coautore del libro stava lavorando al volume successivo che avrebbe descritto operazioni criminali che coinvolgevano giornalisti filo governativi, politici, giudici e uomini d’affari. La bozza era in fase di editing. Ovviamente la pubblicazione è stata sospesa. Eravate insieme quando sono venuti a prelevarlo per portarlo in carcere. Cosa è avvenuto in quei momenti? Eravamo a casa. Fortunatamente nostro figlio, che ha da poco compiuto sei anni, era dai nonni. Eravamo usciti con alcuni amici a cena e avevamo fatto un po’ tardi, così era rimasto da loro a dormire. Il campanello e suonato intorno alle 4 del mattino. C’erano 4 poliziotti alla porta, ci hanno spiegato che dovevano prenderlo in custodia a causa dell’indagine su una notizia pubblicata la sera precedente sul sito web di Oda TV. Quando lo hanno portato via ho chiamato i nostri avvocati che mi hanno raggiunta e insieme li abbiamo seguiti al centro di polizia di Vatan dove lo hanno trattenuto dalle 5 del mattino alle 22. Poi, circondato da 30 poliziotti, è stato portato in tribunale. A noi familiari è stato impedito di partecipare all’udienza di conferma dell’arresto. Le è stato permesso di vederlo da quando è in carcere? L’ho rivisto tre giorni dopo nel penitenziario di Silivri e la settimana scorsa. Da allora le visite sono state cancellate a causa del Covid-19. Nonostante sia passato più di un mese dall’arresto non è ancora stata depositata un’accusa formale. Se il capo di imputazione fosse davvero quello della diffusione di “notizie sensibili” nel caso venissi giudicato colpevole la pena detentiva sarebbe di 8 mesi (in base alla legge attuale). Intanto lui e gli altri colleghi di Oda Tv sono stati trattenuti, senza accuse, già per oltre un mese. Quali sono le notizie contestate? L’indagine riguarda una storia pubblicata dal sito web di OdaTV sui funerali di un membro della Turkish National Intelligence Agency (MIT) morto in Libia. Con mio marito è stata arrestata anche Hülya Kılınç la giornalista che aveva scritto l’articolo. La notizia è stata data anche da altre testate nazionali. tra cui il quotidiano nazionalista Yenicag. La Kılınç ha dichiarato di aver concordato l’articolo con il caporedattore del sito e non con mio marito. Ma Barış è rimasto in carcere. Suo marito temeva che restando un giornalista libero potesse essere arrestato? Non è la prima volta che Barış finisce nei guai per il suo lavoro. All’inizio della sua carriera, lui e i colleghi dell’epoca di Oda TV, Ahmet Şık e Nedim Şener, furono accusati di essere legati a Ergenekon, una presunta organizzazione clandestina turca kemalista e ultra nazionalista, solo perché avevano criticato il governo. Rimase in carcere per 19 mesi ma questo non lo ha cambiato. Oggi continua a occuparsi di argomenti molto critici. S Se avesse saputo che sarebbe accaduto di nuovo gli avrebbe chiesto di essere più cauto? Conosco mio marito. So che non farà mai un passo indietro. Non mi aspetto che cambi. Si è dimostrato un giornalista affidabile e coraggioso. Sono orgogliosa di lui e sono sicura che lo sarà anche nostro figlio.