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"Se c'è un immobile occupato abusivamente in questo caso da migranti rifugiati è giusto che questo immobile venga sgomberato. Si devono sgomberare gli immobili abusivi, si deve dare un'alternativa a queste persone, perché sono rifugiati aventi diritto, ma non si può tollerare che si lancino bombole di gas o altri oggetti contro la nostra polizia di stato ed è allucinante che stamattina faccia più notizia una frase infelice di un agente che spero abbia fatto solo per la tensione del momento. Fa più notizia questo che loro che lanciano di tutto contro la polizia" Così Luigi di Maio, vicepresidente della Camera, intervenendo questa mattina a Omnibus su La7
IL RACCONTO
Dopo cinque notti all’addiaccio, due sgomberi, gli idranti, le cariche e la dispersione del gruppo gli ex- occupanti del Palazzo in Via del Curtatone a Roma non ce la fanno più. E inevitabilmente non sopportano più i giornalisti. «Siete tutti qui con le telecamere, ci intervistate, noi parliamo e poi? Non cambia nulla, anzi peggio!
», sono delle donne eritree a parlare mentre, dopo la dispersione definitiva, si radunano sotto gli alberi della Stazione Termini, nel Piazzale dei Cinquecento. Una suora comboniana, anche lei di origine eritrea, offre una pagnotta a chi si avvicina, la apre con un coltello e ci mette dentro un po’ di carne in scatola. «Non sono solo arrabbiati», ci racconta, «sono stanchi e non sanno dove dormire stanotte.
Sono persone che sono fuggite da una dittatura e si trovano di nuovo a lottare e fuggire».
Siamo alla fine di una giornata di guerriglia urbana tra piazza Indipendenza, la Stazione Termini, il traffico cittadino e i turisti spaesati. L’immagine più violenta della giornata non è stata però la carica finale, con una quasi caccia al migrante dei poliziotti - manganelli e scudi in mano - che si incitano a vicenda con frasi tipo: «Levatevi dai coglioni», «devono sparire, peggio per loro», «se tirano qualcosa spaccategli un braccio». L’im- magine più forte è la signora imbottigliata con l’auto a causa dei blocchi stradali improvvisati dai rifugiati a Termini che apre il finestrino e urla alla polizia con rabbia: «Bravi, ammazzateli!». È l’epilogo della situazione che si era creata in pieno centro a Roma dopo lo sgombero di circa 800 persone, in maggioranza etiopi ed eritrei che vivevano da 4 anni nel palazzo occupato di via del Curtatone. La giornata inizia con l’azione della polizia alle 6.30 del mattino per togliere di mezzo - letteralmente - le persone accampate per la quinta notte consecutiva sull’aiuola di fronte all’ex palazzo occupato. Le forze dell’ordine disperdono con gli idranti e caricano con i manganelli. Medici senza frontiere, presente sul posto, soccorre 13 feriti, la maggior parte donne, 5 delle quali trasferite in ospedale. La polizia diffonde un video in cui un rifugiato getta dalla finestra una bombola del gas e giustifica l’intervento proprio «per il possesso da parte degli occupanti di bombole di gas». Le donne e i bambini che ancora occupano il palazzo vengono portati in Questura. «Questi bambini, dopo aver assistito a scene di guerriglia urbana, sono stati caricati sui pullman delle forze dell’ordine e portati in Questura», dice Andrea Iacomini, portavoce di Unicef. «Alcuni testimoni ci hanno raccontato che continuavano a gridare e battere le mani sui vetri durante tutto il tragitto, in preda al terrore».
Nel pomeriggio un gruppo di ex- occupanti si sposta in piazza dei Cinquencento, ma nessuno sa che succederà, dove trascorreranno la notte. Solo i giovani del Movimento per il diritto all’abitare rimangono al loro fianco. Dopo un nuovo attacco con l’idrante il gruppo decide di partire in corteo verso Termini. «Siamo rifugiati non terroristi», gridano, «Italia vergogna». Fermano il traffico in uno dei punti più caldi del centro: tra la stazione centrale e via Cavour e poi si dirigono verso la piazzetta di fronte a Palazzo Massimo dove c’è, per ironia della sorte, il monumento ai caduti di Dogali, una delle battaglie che l’Italia perse a fine ottocento nel tentativo di conquistare l’Eritrea, il suo “posto al sole”.
Il corteo riparte di nuovo verso Termini e lì la polizia carica: «Disperdeteli a tutti i costi». I migranti spariscono. I poliziotti vagano in tenuta antisommossa tra turisti e viaggiatori di Termini, sembrano un po’ persi, ma il problema è risolto: i rifugiati non si vedono più. La battaglia di Dogali è vendicata...