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La scorsa notte a Memphis, nello stato del Tennessee, non è stata sicuramente la stessa del 4 aprile 1968 quando un colpo di fucile di precisione stroncò la vita di Martin Luther King, ma altri spari hanno portato via l’esistenza di un afroamericano. Non un leader del movimento dei diritti civili ma un ragazzo di 20 anni con diversi precedenti penali.
Secondo la ricostruzione della polizia Brandon Webber era un “sospettato violento”, cercava di scampare all’arresto e avrebbe puntato un fucile contro gli agenti della task force regionale dei Marshals, un'agenzia federale di polizia penitenziaria. La reazione è stata quella di una ventina di colpi sparati che hanno messo fine alla vita del ragazzo crollato a terra nel cortile della sua abitazione.
I familiari della vittima e alcuni testimoni oculari però avrebbero smentito le circostanze dell’avvenimento, accaduto nel sobborgo operaio di Frayser. Ad essere contestata è la versione che descriverebbe la successione dei fatti: per la portavoce del Tennessee Bureau of Investigation, Keli McAlister, gli agenti arrivati per cercare un sospettato, avrebbero notato un uomo entrare in un’automobile per poi uscire armato e minaccioso. Immediato il fuoco che ha freddato Webber. Le autorità però non hanno fornito il numero dei colpi sparati né quanti poliziotti avrebbero ingaggiato la sparatoria.
Nella notte è divampata la protesta della comunità “nera”, manifestazioni iniziate in maniera pacifica sono poi proseguite in vera e propria guerriglia urbana. Circa 300 cittadini hanno lanciato pietre contro i reparti di polizia intervenuti, alcune automobili sono state incendiate. Anche una caserma dei pompieri ha subito diversi danni. Alla fine il bilancio è stato di almeno 25 feriti tra gli agenti fra i quali anche 2 giornalisti. E’ ignoto invece il numero dei civili ricorsi alle cure dei medici.
Per il sindaco di Memphis, Jim Strickland, l’aggressione «subita stanotte dai nostri ufficiali è ingiustificata. Sono impressionato dalla professionalità degli agenti che hanno sopportato il lancio di pietre e gli sputi». Parole che però cozzano con i dati ufficiali che parlano di 500 persone uccise dalla polizia solo nei primi 6 mesi del 2018 moltissime delle quali afroamericani.
Si sono registrate reazioni politiche anche da parte dei Democratici. Il deputato del Tennessee alla Camera dei Rappresentanti dello stato, Antonio Parkinson, ha invocato indagini veloci ed efficienti. «La comunità chiede delle risposte riguardo agli incidenti di stanotte – ha detto Parkinson -, mentre è necessaria totale trasparenza nelle indagini sugli agenti coinvolti nella sparatoria».