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In this photo released by Russian Defense Ministry Press Service on Tuesday, Nov. 19, 2024, a Russian Giatsint-b gun fires towards Ukrainian positions on an undisclosed location in Ukraine. (Russian Defense Ministry Press Service via AP)
La giornata è stata vissuta con il fiato sospeso a Kyiv. Dall’ambasciata degli Stati Uniti era stato diffuso l’allarme su “un vasto attacco aereo” da parte della Russia nella capitale ucraina e su altre dieci regioni del Paese. Uffici chiusi nelle missioni diplomatiche – compresa quella italiana – con il timore di conseguenze ancora più gravi rispetto a quelle dei continui bombardamenti.
Solo nel pomeriggio l’allarme è rientrato con il chiarimento dell’intelligence militare del Gur: la Russia sta portando avanti anche una guerra psicologica con la diffusione sui social e sui media online di notizie false. Nel clima di generale preoccupazione che avvolge sempre di più l’Ucraina spiccano le dichiarazioni di Volodymyr Zelensky nel corso di una intervista all’emittente filo-trumpiana Fox News. Il presidente ucraino teme che nel futuro prossimo ci possa essere un'inversione di rotta con sempre minori finanziamenti militari da parte statunitense in favore di Kyiv.
Uno scenario a dir poco catastrofico. Gli aiuti americani sono fondamentali nella guerra contro la Russia e «se li tagliano – ha detto Zelensky – penso che perderemo». Il Capo dello Stato ucraino ha ancora una volta mostrato determinazione – non può essere diversamente, dato che in questo conflitto ogni avvisaglia di cedimento può rappresentare un assist per il nemico – e realismo, assicurando ogni sforzo possibile per vincere la guerra d’occupazione. «Combatteremo – ha aggiunto Zelensky -, abbiamo la nostra produzione di armi, ma non è abbastanza per prevalere. E penso che non sia abbastanza per sopravvivere. Ma se questa sarà la scelta americana, decideremo cosa dovremo fare. Sono sicuro che, a partire da oggi, dipende molto da Putin, lui può porre fine a questa guerra. Ma dipende anche molto di più dagli Stati Uniti».
A questo punto dell’intervista le parole di elogio verso l’alleato americano: «Putin è più debole degli Stati Uniti. Il presidente degli Stati Uniti d’America ha la forza, l’autorità e le armi, e può abbassare il prezzo delle risorse energetiche. Se spero che Trump riesca a influenzare Putin affinché metta fine alla guerra? Non sarà semplice, ma penso che lo possa fare. Perché è molto più forte di Putin. Gli Stati Uniti sono più forti, la loro economia è più forte».
Uno snodo importante di questa fase della guerra riguarda i territori difesi in patria e quelli aggrediti nel territorio russo ad agosto (il riferimento è all’oblast di Kursk). Ai tavoli negoziali per le eventuali trattative si dovrebbe tenere conto dei possedimenti territoriali di Ucraina e Russia. Proprio per questo motivo l’Ucraina vorrebbe avere la massima potenza di fuoco ed utilizzare tutti gli armamenti messi a disposizione dagli alleati occidentali. A partire dai missili a lungo raggio americani Atacms che martedì avrebbero colpito alcuni obiettivi in Russia. A dare la notizia la Cnn e il New York Times che hanno riferito di un raid ucraino ai danni di un arsenale russo nei pressi della città di Karachev.
Se da un lato l’utilizzo degli Atacms è considerato un sostegno prezioso per l’esercito ucraino, dall’altro alcuni osservatori rilevano il ritardo con cui è arrivata l’autorizzazione statunitense. Uno dei più critici è l’ex ambasciatore Usa in Ucraina, John Herbst, il quale in un lungo articolo sul sito del think tank Atlantic Council teme che i sistemi missilistici tattici possano avere una efficacia limitata. «Mesi fa – scrive Herbst -, Mosca ha spostato molti dei suoi centri logistici e gran parte della sua potenza aerea strategica fuori dalla portata dell’Atacms. Se la Casa Bianca avesse consentito l’uso di queste armi contro obiettivi in Russia dal momento in cui l'Ucraina le ha ricevute, il danno all’esercito russo sarebbe stato molto maggiore. Nonostante ciò, la decisione è comunque benvenuta.
Questi missili si dimostreranno utili in risposta all'ultima escalation di Mosca, ovvero l’introduzione di truppe nordcoreane. Oltre alla spinta di Mosca durata mesi per catturare il centro logistico ucraino orientale di Pokrovsk, è in corso un’altra controffensiva più intensa per riprendere consistenti fasce di territorio nell’oblast di Kursk, in Russia, occupate dalle forze ucraine ad agosto. Con l’amministrazione Trump in arrivo, che parla di un negoziato di pace probabilmente basato su un cessate il fuoco, il presidente russo Vladimir Putin vuole disperatamente riprendersi tutto il territorio russo occupato. Le armi occidentali a lungo raggio potrebbero rendere questo obiettivo notevolmente più difficile per Putin. Ciò aumenterebbe la leva di Kiev nei colloqui futuri».
Sempre in riferimento ai sistemi a lungo raggio, la stampa britannica e Bloomberg hanno diffuso la notizia dell’impiego di 12 missili Storm Shadow, forniti dal Regno Unito, contro obiettivi russi nella regione di Kursk. Silenzio da Downing Street. Il portavoce del primo ministro Keir Starmer, non ha voluto commentare la notizia attinente a questioni operative coperte dal massimo riserbo.
La guerra in Ucraina ha acuito le distanze tra Stati Uniti e Russia. La fornitura di sistemi missilistici americani all’Ucraina ha indispettito ulteriormente Mosca. La linea speciale di comunicazione, “rapida, affidabile e diretta”, tra i presidenti di Stati Uniti e Russia non è più in uso. Il gelo tra le due potenze non è un segnale confortante.