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XI JINPING PRESIDENTE REPUBBLICA POPOLARE CINA
Pechino non ha intenzione di cedere di fronte alla nuova stretta commerciale degli Stati Uniti. È quanto emerge da un post pubblicato sull’account Yuyuan Tantian, affiliato all’emittente statale cinese CCTV, che commenta l’entrata in vigore dei dazi USA del 104% su molteplici merci cinesi.
La Cina, si legge nel messaggio, «reagirà e si batterà fino alla fine» nella guerra commerciale, pur rimanendo disponibile al dialogo con Washington, ma «non nel modo in cui lo sta imponendo» l’amministrazione statunitense.
Secondo quanto riportato, Pechino ha già risposto con oltre 20 contromisure distribuite in tre diverse fasi, definite «ragionevoli, legittime e legali». Le misure sarebbero state intraprese unicamente in risposta ai dazi americani, e non per scelta unilaterale.
L’escalation delle tariffe
La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha confermato all’emittente Fox News che i nuovi dazi statunitensi del 104% sono entrati in vigore a partire dalla mezzanotte di Washington. Le nuove misure si aggiungono a quelle già introdotte il 2 aprile con un ordine esecutivo firmato da Donald Trump, che aveva annunciato dazi "reciproci" verso tutti i partner commerciali degli Stati Uniti: il 34% alla Cina, il 20% all’Unione europea e il 24% al Giappone.
Venerdì scorso, il governo cinese aveva introdotto dazi aggiuntivi del 34% su tutti i beni statunitensi, come ulteriore ritorsione. In risposta, Trump ha annunciato l’imposizione di un ulteriore 50% sulle importazioni dalla Cina, da applicare a partire dal 9 aprile, portando così il totale combinato al 104%, salvo revoca delle misure cinesi entro l’8 aprile.
Tariffe anche su auto e ricambi
Nel quadro di questa escalation, il presidente statunitense ha anche firmato un ordine esecutivo che impone tariffe del 25% su auto, camion leggeri e ricambi auto di produzione estera, giustificando il provvedimento con la necessità di proteggere la “sicurezza nazionale”.
Le tensioni tra Washington e Pechino sembrano destinate ad aumentare, mentre il confronto commerciale assume sempre più i toni di uno scontro geopolitico ad ampio raggio.