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Nel solleone d’agosto, il Senato si è riempito di parlamentari scuri in volto e sudati sotto i colletti incravattati; la piazza antistante palazzo Madama, invece, si è riempita di manifestanti. Due gli schieramenti l’un contro l’altro armati, come due ( ormai) erano gli ex alleati.
Davanti alla porta principale del Senato, dalla quale entrano gli onorevoli, erano schierati i sostenitori di Matteo Salvini, organizzati dal leghista William De Vecchis. I cori “buffone, buffone” ed “elezioni subito” hanno accolto gli ingressi di molti parlamentari, superati però dalle grida ancora più forti del drappello grillino, intervenuto sul lato destro della strada. Questi ultimi, più organizzati con bandiere e maxi cartello ineggiante il premier Conte, hanno più volte gridato “onestà, onestà” e il nome del presidente del Consiglio. Intanto, la Digos ha provato ad arginare i due gruppi, che si sono accalcati quasi fino in mezzo alla strada.
Dalla terrazza del Senato e dalle finestre, intanto, hanno fatto capolino i visi e i telefonini di molti parlamentari e altrettanti portaborse, che hanno immortalato da una visuale privilegiata il quasi scontro fisico tra due compagini che - almeno a livello di base- non si sono mai amate ma sono state costrette a convivere nei banchi del governo per 14 mesi.
Dopo una ventina di minuti dall’inizio della manifestazione, complice la superiorità numerica dei pentastellati, i leghisti ( già soddisfatti di aver incassato le riprese delle televisioni appostate per seguire i lavori del Senato) hanno lasciato il campo.
Gli spazi che prima si erano tinti della bandiera bianco- blu leghista sono stati occupati interamente dai supporter di Conte, che hanno aspettato fino alla fine del discorso del premier davanti alle transenne la passerella dei parlamentari grillini. A non invecchiare mai è stato il coro ( con buona pace del contesto), che nella passata legislatura veniva intonato dai banchi dell’opposizione: “Onestà, onestà”.