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Martedì sarà il giorno del voto degli iscritti del M5s sulla piattaforma Rousseau che potrebbe decidere la sorte del nascente governo sul quale sta lavorando Giuseppe Conte. Ma se sembra che i gruppi parlamentari del Movimento siano schierati per un si deciso, forse l’esito di un possibile voto di fiducia al governo in Parlamento potrebbe non essere così scontato. «Ve lo dico in modo davvero chiaro: non sono affatto sereno in nessuno scenario possibile, perché ho conosciuto il Pd di Governo e so cosa possa significare. Ma so anche che un futuro governo, senza il M5S, farà al 100% tutte quelle politiche che noi, invece, contrastiamo da anni». A parlare è il sottosegretario Manlio Di Stefano, un big dei penta stellati, che si schiera apertamente dando il segno di quello che è l’orientamento generale. Su Facebook Di Stefano aggiunge «Oggi esserci è fondamentale e con un sistema elettorale proporzionale l'esserci sarà sempre condizionato da accordi pre-formazione del Governo. Accordi che in questo caso ci sono e sembrano positivi. A voi quindi la scelta, la mia è di votare sì». Una scelta e una presa d’atto nello stesso tempo. Però forse non tutti la pensano allo stesso modo. Innanzitutto l’accordo potrebbe essere subordinato ancora al ruolo che assumerebbe Luigi Di Maio in un futuro esecutivo. Ad esempio Carlo Sibilia non nasconde che per il capo politico si chiede : «un ruolo di primo piano». Interpellato dai cronisti circa una possibile rinuncia di Di Maio alla carica di vicepremier, la risposta è stata: «Per quello che mi riguarda sì. Per noi la priorità è risolvere i problemi dei cittadini, e tutto, anche le poltrone, è subordinato a quell'obiettivo». Insomma la dirigenza dei 5 Stelle tenta di tenere tutto insieme, favorevoli e contrari ma quest’ultimi potrebbero riservare qualche sorpresa. Almeno a quanto rivela il vicesegretario della Lega Andrea Crippa: «Mi hanno contattato nove senatori del M5s dicendomi che loro e altri senatori e deputati M5s non vogliono votare la fiducia a questo governo Conte e sono pronti a dire No se gli garantiamo un seggio». Potrebe essere un modo per spaccare il Movimento rendendolo meno coeso. ma i rumors provenienti dalla base grillina parlano di una gran fetta degli iscritti poco propensi a digerire un accordo con il Pd e proprio su questo potrebbero fare leva i contrari eletti in Parlamento.