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Il derby tra il draghiano e l’uomo di Silvio, il problema di dove piazzare Matteo Salvini, la sorpresa di un uomo “di sinistra”, Luca Ricolfi, in un ministero di peso. Mancano due settimane alla prima seduta di Camera e Senato e già impazza il totoministri, dopo la netta affermazione del centrodestra alle elezioni.
Coalizione che ora si trova a fare i conti, manuale Cencelli alla mano, con la ripartizione dei ruoli di potere tra i vari partiti. E se Fratelli d’Italia avrà certamente l’ultima parola, dato il responso delle urne, ecco che anche Lega e Forza Italia sgomitano per dire la loro e mettere i loro fedelissimi nelle posizioni che contano. La casella più importante, dato l’annoso problema del debito pubblico, la crisi energetica derivante dall’aumento del prezzo del gas e l’inflazione in costante aumento, è quella del ministero dell’Economia.
Governo Meloni, i nomi dei possibili ministri
La presidente del Consiglio in pectore, Giorgia Meloni, vorrebbe affidarlo a Fabio Panetta, membro del board della Banca centrale europea e figura vicina all’attuale inquilino di palazzo Chigi, Mario Draghi. Ma se la sua disponibilità è tutta da verificare, ecco che spunta anche l’ipotesi di mantenere al suo posto l’attuale titolare di via XX settembre, Daniele Franco. Tuttavia Meloni ha più volte ribadito che nessun ministro del governo Draghi farà parte del suo esecutivo, e dunque si fa strada un’altra ipotesi, quella dello spacchettamento tra ministero del Tesoro, che andrebbe a Domenico Siniscalco, già responsabile dell’Economia nei governi Berlusconi II e III, mentre il dicastero delle Finanze sarebbe assegnato a Maurizio Leo, economista di Fratelli d’Italia.
Va detto che il criterio di non trasferire, nel nuovo esecutivo, figure che siano state protagoniste della squadra di Draghi costerà l’esclusione di Giancarlo Giorgetti dal futuro governo, nonostante il suo peso nella Lega. Che, certo, non lo ha inserito nelle liste consegnate a Meloni. Subito dopo il dicastero economico viene, per importanza, quello degli Esteri, fondamentale visto il periodo di tensione internazionale in corso. Qui Silvio Berlusconi vorrebbe piazzare u suo fedelissimo e si parla del coordinatore nazionale, Antonio Tajani.
Governo Meloni, Belloni o Pontecorvo per la Farnesina
Ma non è da scartare anche l’ipotesi che la Farnesina possa essere affidata a un tecnico, da Elisabetta Belloni, già in corsa per la Presidenza della Repubblica prima della rielezione di Sergio Mattarella, a Stefano Pontecorvo, ex ambasciatore Nato a Kabul e distintosi durante il ritiro occidentale dalla capitale afghana. Il capitolo giustizia potrebbe essere risolto da un derby interno alla coalizione tra Fd’I e Lega. Nel primo caso, il prescelto da Giorgia Meloni è l’ex procuratore capo di Venezia, Carlo Nordio, mentre nel secondo caso la spunterebbe Giulia Bongiorno. Che però potrebbe anche finire alla Pa, ruolo che ha già ricoperto nel governo gialloverde.
No a Salvini al Viminale
Ma il dicastero sul quale il Carroccio punta tutto è un altro. E non può che essere quel Viminale a cui il leader della Lega, Matteo Salvini, aspira. Ma il deludente risultato elettorale del partito diminuisce il margine di trattativa per il numero uno di via Bellerio, anche se ieri sono state smentite le voci di appoggio esterno nel caso in cui il Viminale non finisse in mani leghiste. A sciogliere il bandolo della matassa potrebbe essere il nome di Matteo Piantedosi, attuale prefetto di Roma e già capo di gabinetto di Salvini al ministero dell’Interno.
Ricolfi ultima idea di Giorgia Meloni
La vera sorpresa del nuovo governo potrebbe essere la scelta del sociologo Luca Ricolfi al Lavoro o all’Istruzione, figura in passato vicino a posizioni di sinistra ma invitato di recente alla convention di Fratelli d’Italia a Milano proprio a parlare di questi temi. Infine, anche la componente moderata del centrodestra troverebbe posto al governo, con Maurizio Lupi ai Rapporti con il Parlamento, mentre il fondatore di Fratelli d'Italia e primo consigliere di Meloni, Guido Crosetto, potrebbe diventare sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.