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Con 352 voti favorevoli e 65 contrari, il Congresso degli Stati Uniti ha dato il primo via libera al bando di Tik Tok per tutti gli utenti americani, una misura fortemente voluta dall’amministrazione democratica ma condivisa anche da diversi esponenti del partito repubblicano. Il presidente Biden è convinto che la piattaforma cinese rappresenti un serio pericolo per la sicurezza nazionale in quanto fornirebbe a Pechino i dati personali di decine di milioni di cittadini statunitensi e, allo stesso tempo, con i suoi sofisticati algoritmi, è in grado di manipolare l’opinione pubblica e alimentare la disinformazione attraverso gli elevati livelli di dipendenza che provoca tra i più giovani. Uno strumento di egemonia e di penetrazione politica, almeno così la vedono oltreoceano.
La norma approvata dal Congresso impone alla società ByteDance (sospettata di agire per conto del partito comunista cinese) di vendere ad acquirenti stranieri il popolare social network entro i prossimi sei mesi, in caso contrario l’applicazione verrà rimossa da tutti i negozi online e il dipartimento di Giustizia imporrà pesanti multe alle aziende Usa che continueranno a collaborare con i cinesi.
Un ultimatum che però sembra impossibile da rispettare e anche al limite del ragionevole: lo scorso anno ByteDance ha speso oltre nove milioni di dollari in attività di lobbing federale, il doppio del 2022, e nel mondo della finanza Usa ha più di un sostenitore.
Da parte sua Ceo di Tik Tok Shou Zi Chew ha lanciato un appello ai 170 milioni di utenti americani per scongiurare la messa al bando e negando di avere rapporti di sudditanza politica con il Partito comunista: «Se lo amate, fate sentire la vostra voce, la chiusura di Tik Tok negli Usa toglierà miliardi dalle tasche delle piccole imprese e distruggerà 300mila posti di lavoro americani». Il ministro degli Esteri di Pechino Wang Wenbin ci è andato giù durissimo: «Quello di Washington è puro bullismo, un comportamento prepotente che le si ritorcerà contro».
Ma a spezzare un lancia per il colosso cinese arriva l’inattesa voce di Donald Trump che critica il voto del Congresso prima con una battuta: «I bambini lo adorano così li fate diventare matti», poi più seriamente liquidando la misura come un regalo all’amministratore delegato di Meta Mark Zuckemberg: «Se voi eliminate Tik Tok i profitti di Zuckerberg e di Facebook raddoppieranno. Io non voglio che Facebook si arricchisca, durante le elezioni del 2020 hanno barato, sono dei nemici del popolo!».
Trump e il suo entourage sono convinti che alle presidenziali di quattro anni fa Fb abbia giocato un ruolo centrale per la vittoria di Joe Biden, mobilitando l’elettorato progressista, le accuse di frode, invece, fanno parte della propaganda e non sono mai state dimostrate. Al contrario Tik Tok è una piattaforma zeppa di contenuti vicini a The Donald; il lobbista e consigliere David Urban ha recentemente presentato allo staff di Trump una relazione che illustra la grande efficacia che ha Tik tok sul suo potenziale elettorato, la sua messa al bando, che potrebbe avvenire nella fase più calda della campagna elettorale, procurerebbe un oggettivo vantaggio al rivale Joe Biden.
Un discorso puramente pragmatico quello dell’ex presidente repubblicano, il quale fino a poco tempo fa condivideva la crociata bipartisan contro Tik Tok e la Cina, mentre oggi vede la piattaforma di video brevi come un formidabile strumento per la clamorosa riconquista della Casa Bianca.