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President Donald Trump speaks at an education event and executive order signing in the East Room of the White House in Washington, Thursday, March 20, 2025. (AP Photo/Jose Luis Magana)
Donald Trump va all’attacco anche dell’avvocatura. Pochi giorni fa la Casa Bianca ha pubblicato un memorandum per “prevenire gli abusi del sistema legale e della Corte federale”. Si tratta di un provvedimento definito da più parti, organizzazioni degli avvocati comprese, intimidatorio verso la classe forense d’oltreoceano e che vuole impedire ai legali di intentare cause contro l’amministrazione Trump.
«Gli avvocati e gli studi legali – si legge nel memorandum - che avviano azioni in violazioni delle leggi degli Stati Uniti o delle norme che disciplinano la condotta degli avvocati» vanno incontro a responsabilità di vario genere. E la responsabilità è maggiore «quando la cattiva condotta degli avvocati e degli studi legali minaccia la sicurezza nazionale o l’integrità elettorale». L’origine del documento riguarda «esempi recenti di cattiva condotta gravemente immorale».
I responsabili dei dipartimenti di Giustizia e della Sicurezza Nazionale andranno pertanto alla ricerca di avvocati e studi legali che si impegnano in «contenziosi frivoli, irragionevoli e vessatori contro gli Stati Uniti, i Dipartimenti esecutivi e le agenzie degli Stati Uniti». Tutto nasce dal caso che ha riguardato l’avvocato Marc Elias, citato nel documento pubblicato sul sito della Casa Bianca e ritenuto responsabile di «cattiva condotta e gravemente immorale». Otto anni fa il fondatore di “Elias Law Group Llp”, è stato coinvolto nella creazione di un “dossier falso” con protagonista un cittadino straniero, che ha fornito, in maniera fraudolenta, alcuni elementi all’autorità giudiziaria per indagare sul candidato alle presidenziali Usa. L’obiettivo era quello di alterare l’esito delle elezioni vinte per la prima volta da Donald Trump. «Elias – è scritto nel memorandum - ha anche cercato di nascondere il ruolo del suo cliente, la candidata presidenziale, poi sconfitta, Hillary Clinton».
Per evitare situazioni come quelle del passato adesso si agita lo spauracchio di provvedimenti contro gli avvocati che osano sfidare il potere, ostacolare il processo elettorale e perseguire obiettivi politici camuffati da cause legali. In questo contesto quindi ci si deve adeguare per evitare conseguenze nefaste sulla reputazione della law firm e sui fatturati.
A seguire questa nuova via è stato lo studio legale Paul Weiss, conosciutissimo a Wall Street, con un fatturato di 2,63 miliardi di dollari nel 2024. Tra i suoi clienti figurano Exxon Mobil e Apollo global management. Trump ha firmato un ordine esecutivo sospendendo le autorizzazioni di sicurezza con il divieto per gli avvocati di Paul Weiss di ingresso negli edifici federali. Pochi giorni fa la retromarcia di Washington: l’ordine è stato annullato dopo che lo studio legale si è impegnato ad accettare cause pro bono, per un valore di 40 milioni di dollari, in linea con le nuove direttive impartite dal tycoon ora presidente.
Sempre in materia di compromessi, Paul Weiss non adotterà più le misure anti-discriminazione che Trump vuole eliminare nell’intera società americana. In sostanza, si lancia un messaggio molto pericoloso: chi difende i diritti può continuare a farlo, ma più tiepidamente per evitare problemi.
L’avvocatura americana è divisa. Quando si è diffusa la notizia dell’accordo che ha riguardato Paul Weiss, migliaia di email hanno invaso la segreteria dello studio legale per contestare la scelta poco coraggiosa. Altri avvocati hanno condiviso la linea scelta da Brad Karp, socio amministratore dello studio Paul Weiss: mettersi contro la Casa Bianca avrebbe significato spaventare e allontanare la facoltosa clientela con ricadute inimmaginabili.
L’Aba (American bar association), la più grande organizzazione di avvocati del mondo, sostiene che «le azioni del governo evidenziano uno schema chiaro e sconcertante». «Se un tribunale prende una decisione contro questa amministrazione – evidenzia l’Aba -, il giudice finisce per pagare delle conseguenze. Se un avvocato rappresenta delle parti in una controversia contro l’amministrazione o se un avvocato rappresenta parti che all’amministrazione non piacciono, si viene presi di mira. Queste azioni evidenziano gli sforzi governativi nell’interferire con tribunali equi e imparziali, con i diritti riconosciuti all’avvocato, con il giusto processo e con le libertà di parola e di associazione».
I tempi dell’esaltazione dell’avvocatura libera e coraggiosa, con la proiezione a inizio gennaio del docufilm “The Eastman dilemma: lawfare or justice”, dedicato all’ex avvocato di Trump alla quale ha partecipato anche la premier Giorgia Meloni a Mar a Lago, sono ormai un vecchio ricordo.