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Migliore Conte Salvini Berlusconi
Gennaro Migliore, deputato di Italia Viva e sottosegretario alla Giustizia ai tempi della legge sulle unioni civili, spiega che «l’interesse generale deve coincidere con la tutela dei soggetti più esposti». Onorevole Migliore, lei ha già fatto il suo alla Camera. Anche al Senato il gruppo di Italia Viva voterà il ddl Zan? Mi sembra che sia stato chiaro fin dall’inizio. Se non ci sarà un’evoluzione nel senso di trovare una mediazione non faremo di certo mancare i nostri voti. Crede che alla Camera sarebbe stato possibile un compromesso migliore per non arrivare a questo punto? Quello licenziato alla Camera è un buon testo e ritengo fondamentale l’indicazione dell’identità di genere. Il ragionamento che si sta facendo al Senato riguarda il fatto che potrebbero esserci defezioni in altri gruppi e quindi stiamo cercando una mediazione. Si parla molto dell’articolo 4, quello sulla libertà d’espressione. Ci aiuta a fare un po’ di chiarezza? Quell’articolo è stato inserito come modifica alla Camera per andare incontro ad alcune preoccupazioni. È un articolo che ripropone quello che la Costituzione dice nell’articolo 21, un modo per andare incontro a settori che ritenevano non chiarissimo quel punto. L’articolo 7, del quale si discute, è invece quello sulle scuole. Si arriverà a un compromesso? Trovo molto utile che nelle scuole si parli non genericamente di teoria gender, ma di rispetto delle differenze, fatta salva l’autonomia dei singoli istituti. È un atto di progresso civile, un’idea progressista della funzione educativa. Il tema non può essere ricondotto a una fobia di quello che tanti ragazzi anche in fase scolastica vivono, senza averne gli strumenti di decodificazione. La scuola, sia pubblica che paritaria, è la principale agenzia educativa nel nostro paese e il luogo naturale dove si affrontano tante questioni, tra cui anche quella dell’identità sessuale. Non è un’imposizione di una teoria né un’intromissione nella sfera più intima. I due articoli appena citati sono stati criticati dal Vaticano. È stata un’intromissione? Le scelte vengono fatte in Parlamento e al tempo stesso è legittimo esprimere ogni opinione. Da laico, ho sentito parole di molti cattolici credenti che ritengono di essere ormai “cattolici adulti”, espressione a suo tempo usata anche da Prodi. La distinzione Stato-Chiesa è quantomai necessaria e quelle preoccupazioni non sono comprese all’interno della legge. Dal punto di vista giuridico si discute tra identità di genere da un lato e omofobia e transfobia dall’altro. Crede che si possa andare incontro a ricorsi di incostituzionalità? Penalmente credo che la copertura possa esserci per entrambe le formulazioni, anche perché ci sono autorevoli giuristi che la pensano sia in un modo che nell’altro. La legge Mancino, che noi modifichiamo introducendo anche la punibilità per transfobia e omofobia, fa rifermento a crimini per razza, etnia religione. Parla quindi dell’oggetto, non dell’atteggiamento del reo. L’identità di genere è un elemento che vede un dibattito tra i giuristi e vedremo cosa succederà in un eventuale ricorso. Ma l’obiettivo di entrambe le formulazioni è lo stesso e l’identità di genere introduce un elemento culturale che è quello di considerare il genere nella sua complessità. Questo mi convince sia nei confronti dell’aggravante che dell’allargamento della definizione dal punto di vista giuridico. Era necessario un maggior confronto con quelle categorie, come alcune associazioni femministe, che ritengono che il ddl vada modificato? Ho grande rispetto per le diverse posizioni culturali. Ci sono centinaia di articoli e libri che parlano da almeno trent’anni della volontà di attribuire al sesso biologico un elemento distintivo di maggiore cogenza rispetto all’identità percepita. Ma quando si fanno le leggi bisogna pensare alle persone in carne e ossa. Ci sono persone che non si identificano nel proprio sesso biologico e queste spesso sono le più bullizzate e discriminate. L’interesse generale deve coincidere con la tutela dei soggetti più esposti. Non lo trovo per niente ideologico ma anzi pragmatico. Bisogna vedere le persone per come sono, non per come vorremmo che fossero. C’è un accordo Iv-Lega per intese future? Il governo con Salvini l’hanno fatto Conte e i5S, e c’era una forte convergenza con l’allora segretario dem Zingaretti per andare al voto dopo il Papeete. Come sanno tutti la legge sulle unioni civili, la cui dichiarazione di voto fu fatta da Alessandro Zan e che io seguii come sottosegretario, fu un grande passo per la politica e ora bisogna rispettare le dichiarazioni che vengono fatte a tutela di una legge che salvaguardi le persone omosessuali e trans. Non c’è una trattativa tra Salvini e Renzi per l’elezione del prossimo inquilino del Colle? Vedo abbastanza distante quell’elezione. In due delle tre elezioni a cui ho partecipato ero presidente di gruppo e quindi gestivo le trattative: non ho mai visto fare dei nomi sei mesi prima del voto. Il prossimo presidente della Repubblica dovrà essere fedele alla Costituzione, europeista e filo atlantico ma c’è una strumentalizzazione ridicola e controproducente: penso che dovrà essere eletto con la più ampia ed estesa maggioranza possibile.