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Donald Trump alla Casa Bianca
Un giudice federale ha fortemente criticato la deportazione di presunti membri di bande venezuelane effettuata dall’amministrazione Trump, paragonandola a un trattamento più favorevole ricevuto dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. Il 15 marzo, il presidente Donald Trump aveva ordinato l'invio di due aerei carichi di migranti venezuelani in una prigione in El Salvador, invocando l'Alien Enemies Act (Aea), una legge di guerra risalente al 1798.
James Boasberg, giudice capo della Corte distrettuale di Washington, ha emesso un'ordinanza restrittiva lo stesso giorno, bloccando temporaneamente l'amministrazione Trump dall'eseguire ulteriori deportazioni ai sensi di tale legge. Il Dipartimento di Giustizia ha cercato di revocare l'ordine, e un collegio di tre giudici della Corte d'appello ha ascoltato le argomentazioni legali. L'avvocato del Dipartimento di Giustizia, Drew Ensign, ha dichiarato che l'ordine rappresentava «un'ingerenza enorme nei poteri esecutivi del presidente».
La giudice Patricia Millett, nominata da Barack Obama, ha criticato l'uso della legge, dichiarando che «i nazisti hanno ricevuto un trattamento migliore sotto l'Alien Enemies Act». Millett ha sottolineato che i migranti deportati non avevano avuto l'opportunità di contestare la loro espulsione, cosa che ritiene essenziale. Anche il giudice Justin Walker, nominato da Trump, ha suggerito che sarebbe stato giustificato un procedimento legale, ma ha anche riconosciuto che l'ordine del giudice potrebbe violare i poteri presidenziali.
L'Alien Enemies Act, utilizzato storicamente durante guerre come quella del 1812 e durante le due guerre mondiali, dà al governo ampi poteri per radunare e deportare i cittadini di nazioni ostili in tempo di guerra.