Gino Cecchettin, padre di Giulia Cecchettin, ha raccontato il proprio percorso interiore durante il processo che vede imputato Filippo Turetta. In una toccante intervista a Fabio Fazio a "Che tempo che fa" su Nove, Cecchettin ha spiegato come sia riuscito ad ascoltare le parole dell’imputato senza nutrire odio o rabbia. «Per un anno ho lavorato su me stesso e ho compreso quanto sia importante coltivare la positività per dare valore alla vita», ha affermato.

Cecchettin ha descritto come l'ambiente intorno a lui durante il processo fosse intriso di tensione e di sentimenti negativi, un clima umano e comprensibile in queste circostanze. «Siamo tutti individui che possono produrre ossigeno, cioè qualcosa di positivo, oppure anidride carbonica, cioè qualcosa di negativo. Questi sentimenti li portiamo a casa, nelle nostre relazioni più care, e reagire positivamente può trasmettere amore e generare valore nel nostro sistema».

Il padre di Giulia ha condiviso anche un momento personale molto significativo: «In quei momenti, mi concentro sul bello, guardo una foto di Giulia e non permetto alla negatività di entrare. Così riesco a mantenere la serenità».

La perdita di Giulia ha portato Cecchettin e la sua famiglia a creare la Fondazione Giulia Cecchettin, ufficializzata da poche settimane e che verrà presentata il prossimo 18 novembre a Montecitorio. La Fondazione, ha spiegato Cecchettin, ha un obiettivo ambizioso: promuovere un’educazione all’affettività nelle scuole italiane, con un’ora settimanale dedicata a questo importante tema.

«I progetti della Fondazione mirano a insegnare la bellezza dell’amore, per far capire ai giovani che amare è meglio di odiare», ha dichiarato Cecchettin. «Il nostro primo progetto, fondamentale, sarà la formazione: vogliamo creare piani didattici che i nostri esperti, professori universitari, psicologi e pedagogisti, stanno elaborando. Questo progetto sarà portato nelle scuole, affinché gli studenti possano comprendere meglio la differenza tra amore e odio e imparino a costruire relazioni sane e rispettose».

Cecchettin ha insistito sull'importanza del linguaggio, che può favorire empatia o distacco: «Le parole fanno la differenza, saper comunicare può avvicinare o allontanare, e trasmettere amore o odio. Questo va insegnato ai ragazzi fin da piccoli».

La proposta di istituire un’ora settimanale di educazione all’affettività si pone come uno dei principali obiettivi della Fondazione Giulia Cecchettin. «Il sogno è di portare avanti il pensiero di Giulia, la sua visione della vita e i suoi valori», ha aggiunto Cecchettin, sottolineando come sua figlia fosse una ragazza che amava la vita, dotata di una grande bontà e altruismo.

La Fondazione, quindi, non si limita a ricordare Giulia ma si propone come strumento per diffondere quei valori che lei stessa incarnava, trasmettendo un messaggio di speranza e positività alle nuove generazioni. Cecchettin ha ribadito l'importanza di questo progetto, dichiarando che il lavoro della Fondazione ha come scopo non solo la memoria di Giulia, ma anche la promozione di una cultura dell’amore e del rispetto nelle scuole italiane.

«Per me è fondamentale che i ragazzi imparino a comprendere il significato del rispetto e dell’affetto autentico nelle relazioni», ha concluso Cecchettin. Attraverso questa iniziativa, la Fondazione Giulia Cecchettin spera di costruire un futuro in cui le giovani generazioni crescano consapevoli dell’importanza dei legami positivi e dell’amore, valori che la stessa Giulia ha sempre rappresentato.