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Elon Musk arrives before the 60th Presidential Inauguration in the Rotunda of the U.S. Capitol in Washington, Monday, Jan. 20, 2025. (Chip Somodevilla/Pool Photo via AP) Associated Press / LaPresse Only italy and Spain
Le cifre sono da capogiro e hanno importi come quelli del Pil di più Stati. Oltre agli importi incredibili, altri elementi significativi: le sfide per il controllo delle piattaforme digitali, un loro sempre maggiore potenziamento e l’utilizzo dell’Intelligenza artificiale sono al centro di nuove battaglie economiche, ma al tempo stesso legali. Battaglie senza esclusione di colpi che si annunciano sempre più cruente, considerata la posta in gioco.
Su questo terreno è in procinto di consumarsi lo scontro tra due ex soci, ora rivali. Elon Musk ha lanciato il guanto di sfida a Sam Altman, co-fondatore, nel 2015, con l’uomo più ricco del pianeta, di OpenAI. Musk si è fatto avanti con un'offerta non sollecitata di 97,4 miliardi di dollari per l’acquisto di OpenAI assieme ad altri investitori. Pronta la risposta di Altman, tanto breve quanto efficace, affidata a X, direttamente in casa di Elon Musk: «No, grazie, ma se volete compriamo Twitter per 9,74 miliardi di dollari». Lo stesso Altman è intenzionato a rafforzare la propria creatura. OpenAI si appresta a diventare una società for-profit con investimenti crescenti fino a 500 miliardi di dollari.
Gli interessi di vari soggetti coinvolti, inimmaginabili fino a qualche anno fa, si inseriscono nella “geopolitica digitale” con gli Stati Uniti, per il momento, protagonisti. Una realtà con la quale politica e istituzioni dovranno confrontarsi sempre di più. Il “Geneva Centre for Security Policy” ha pubblicato nel 2023, a cura di Gazmend Huskaj, uno studio dettagliato che dimostra come ormai le tecnologie digitali siano in grado di influenzare le dinamiche geopolitiche con la necessità di norme chiare a livello internazionale. Le dinamiche della politica mondiale sono mutevoli e le tecnologie digitali plasmeranno i futuri scenari geopolitici.
L’offerta di Elon Musk, che possiede più di un quarto di tutti i satelliti attivi in orbita attorno alla Terra, per l’acquisto di OpenAI e la risposta piccata di Sam Altman sono solo l’ultimo capitolo di una guerra in corso nelle aule giudiziarie. Secondo Musk, che ha presentato una serie di denunce, OpenAI ha tradito la sua missione originaria di organizzazione non-profit con la creazione di un ramo a scopo di lucro e con l’avvio di una serie di progetti con Microsoft (a sua volta investitore in OpenAI). Una collaborazione volta a dominare lo sviluppo dell’Intelligenza artificiale su scala planetaria, contestata paradossalmente proprio da Musk, che in più settori non ha concorrenti.
Al fianco del fondatore di Tesla e SpaceX troviamo l’avvocato Mark Toberoff dello studio “Toberoff & Associates” con uffici a Malibu, in California, e a New York. Una scelta non casuale quella di Musk per difendere i propri interessi in tribunale. Toberoff è considerato un “legale d’acciaio” e un “supereroe nell’ambito dei diritti”. Una definizione che si addice all’ambiente in cui si muove con maggiore disinvoltura, in cui realtà e finzione cinematografica si fondono: Hollywood. Già, perché l’avvocato Toberoff è considerato il numero uno negli Stati Uniti in materia di proprietà intellettuale, diritto d’autore e nelle controversie che riguardano il settore dell’intrattenimento. Ha difeso con successo cantanti, attori, registi e produttori cinematografici.
In merito alla scalata che vorrebbe tentare il patron di Space X, l’avvocato Toberoff, contattato dal Wall Street Journal, ha sfoderato determinazione: «È tempo che OpenAI torni a essere la forza open source, incentrata sulla sicurezza come era una volta. Faremo in modo che ciò accada». Il 7 gennaio Toberoff ha inviato una lettera ai procuratori generali in California, dove ha sede OpenAI, e nel Delaware, dove è incorporata, chiedendo di aprire un’offerta per l’acquisto dell’azienda e per determinare il giusto valore di mercato, compreso quello degli asset di beneficenza. Musk teme che OpenAI possa essere sottostimata con artifizi legali, considerato lo status di non-profit, nel caso in cui dovesse essere scorporata. Da qui le mosse in ambito giudiziario, suggerite da Toberoff, per avviare la scalata a OpenAI con altri investitori.
Sam Altman considera invece le azioni di Musk animate da un solo un obiettivo: rallentare i progressi della start-up OpenAI, attualmente di proprietà di una società senza scopo di lucro. «Naturalmente – ha detto a Bloomberg Altman - Musk è un rivale, ha raccolto un sacco di soldi per X.AI, l’azienda per lo sviluppo di intelligenze artificiali fondata nel marzo 2023 e sta cercando di competere con noi da un punto di vista tecnologico. Vorrei che ci facesse concorrenza semplicemente costruendo un prodotto migliore. Invece ci sono state molte tattiche, molte azioni legali, un sacco di cose folli e ora questa offerta. Cercheremo di continuare a lavorare come abbiamo sempre fatto».
Insomma, Elon Musk vuole prendersi tutto. L’uomo più ricco del mondo, dopo aver promesso la conquista di Marte, dopo essersi garantito un posto alla Casa Bianca, vuole essere il padrone incontrastato dell’Intelligenza artificiale, “territorio” ancora da esplorare in cui confluiscono diritti, informazione, sicurezza e potere.