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Ok del gabinetto di sicurezza israeliano all’accordo di tregua a Gaza. Contrari gli esponenti dell’estrema destra ultraortodossa, Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich. L’accordo è poi arrivato sul tavolo del governo, accompagnato dall’ennesimo appello di Gvir alle forze politiche più conservatrici affinché fermino la tregua: «Tutti sanno che questi terroristi cercheranno di uccidere di nuovo».
La strada per porre fine al sanguinoso conflitto sembra in salita. «Non procederemo» con il cessate il fuoco finché Hamas non fornirà la lista degli ostaggi che verranno liberati, ha riferito il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, in una dichiarazione diffusa dal suo ufficio. «Non procederemo fino a quando non avremo ricevuto l’elenco degli ostaggi che saranno rilasciati, come concordato. Israele non tollererà violazioni dell’accordo. La responsabilità è solo di Hamas», ha aggiunto a poche ore dall’entrata in vigore del cessate il fuoco, prevista per le 8.30 locali di domenica, le 7.30 in Italia. In base all’accordo Hamas deve fornire i nomi degli ostaggi almeno 24 ore prima del loro rilascio, che sarebbe dovuto essere alle 16 ora locale di domenica, le 15 in Italia. Netanyahu ha avvertito che l’esercito tornerà a combattere con il supporto degli Stati Uniti, nel caso dovesse fallire la fase due che prevede il rilascio di tutti gli ostaggi e il ritiro completo dell’Idf. Intanto l’Autorità nazionale Palestinese si è fatta avanti e si è detta pronta a assumersi «la piena responsabilità della Striscia di Gaza» una volta entrato in vigore il cessate il fuoco.
Nella prima fase, Israele libererà 1.890 prigionieri palestinesi, in cambio del ritorno di 33 ostaggi israeliani sequestrati da Hamas nell’attacco del 7 ottobre del 2023, ha annunciato il ministero degli Esteri dell’Egitto in un post su Facebook, di cui riferisce la Bbc. L’Egitto, che confina con la Striscia di Gaza, è fra i 3 Paesi mediatori del cessate il fuoco insieme a Qatar e Stati Uniti. L’accordo è diviso in 3 fasi, la prima delle quali durerà 6 settimane. In una nota l’esercito d’Israele (Idf) si è detto pronto «a ricevere gli ostaggi dopo il loro rilascio dalla prigionia di Hamas e sta operando per fornire un adeguato supporto fisico e psicologico, con la massima attenzione a ogni dettaglio. Insieme all’accordo e al nostro impegno a riportare a casa tutti gli ostaggi, l’Idf continuerà a operare per garantire la sicurezza di tutti i cittadini israeliani, in particolare quelli nelle comunità vicine alla Striscia di Gaza».
«L’occupazione non è riuscita a raggiungere i suoi obiettivi aggressivi, ed è riuscita solo a commettere crimini di guerra che mettono in imbarazzo l’umanità», ha affermato Hamas in una nota prima dell’entrata in vigore del cessate il fuoco, aggiungendo che i palestinesi sono ora «più vicini alla fine dell’occupazione, alla liberazione e al ritorno», secondo quanto riporta Al Jazeera.
Il gruppo palestinese afferma di aver “distrutto” «l’arroganza» di Israele durante i 15 mesi di guerra a Gaza e di aver «costretto l’occupazione a cessare l’aggressione contro il nostro popolo e a ritirarsi, nonostante i tentativi di Netanyahu di prolungare la guerra e commettere altri massacri. I sacrifici del nostro popolo nella guerra genocida non saranno vani, non saranno dimenticati», conclude Hamas.
Un concetto ribadito dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che ha affermato che nonostante i 15 mesi di «genocidio e massacri, Israele non è riuscito a spezzare la volontà di resistenza dei nostri fratelli e sorelle a Gaza». Salutando l’accordo di cessate il fuoco, Erdogan ha avvertito che Netanyahu ha un «notevole record di violazioni del cessate il fuoco», cosa che questa volta non dovrebbe essere consentita.
Israele ha reso note le identità dei primi 95 prigionieri palestinesi che potrebbero lasciare le celle israeliane. Si tratta di 25 uomini, tutti di età inferiore ai 21 anni, e di 70 donne. I più giovani hanno 16 anni. Sono in carcere con le accuse di incitamento, vandalismo, attività terroristiche, tentato omicidio o lancio di pietre o molotov. Uno dei nomi più noti che compare nella lista è quello di Khalida Jarrar, membro di spicco del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, che negli ultimi anni è entrata e uscita dalle prigioni israeliane. Il Servizio carcerario dello Stato ebraico ha affermato che effettuerà il trasporto dei prigionieri al posto del Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr), che ne era stato responsabile durante le precedenti brevi tregue, per evitare «manifestazioni pubbliche di gioia».
Il terrorista di Fatah Zakaria Zubeidi, che ha preso parte a un’evasione da un centro di detenzione di massima sicurezza nel nord di Israele nel 2021 prima che lui e gli altri fuggitivi venissero nuovamente arrestati, è incluso nell’elenco del ministero della Giustizia dello Stato ebraico. L’elenco in ebraico pubblicato online afferma che Zubeidi non verrà inviato all’estero, il che gli consentirà di tornare a casa nella città di Jenin, nella Cisgiordania settentrionale, dove era il comandante delle Brigate dei martiri di Al-Aqsa di Fatah. L’anno scorso, l’Idf ha ucciso suo figlio Mohammed insieme a diversi altri uomini armati in un attacco con i droni, descrivendo il giovane Zubeidi come «un importante terrorista dell’area di Jenin», che è stata un focolaio di attività terroristiche nell’ultimo anno.