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Israeli hostage Omer Shem, centre, waves as he shows, after being instructed by militants, a Hamas issued certificate, before being handed over to the Red Cross in Nuseirat, central Gaza Strip, Saturday, Feb. 22, 2025. (AP Photo/Jehad Alshrafi)
Con una coreografia ormai collaudata e ripetuta ogni settimana, Hamas ha liberato altri sei ostaggi israeliani, gli ultimi vivi di quelli previsti nella prima fase dell'accordo per il cessate il fuoco a Gaza. Oltre la gioia di familiari, amici e attivisti, c'è incertezza per gli altri rapiti ancora prigionieri nella Striscia, dal momento che i negoziati per la seconda fase non sono ancora stati avviati e si teme che l'intesa possa interrompersi.
Hamas ha ribadito di essere pronto a liberarli tutti insieme, in una volta sola, in cambio della cessazione permanente dei combattimenti e del ritiro completo delle truppe da Gaza. Due condizioni che l'estrema destra al governo con Benjamin Netanyahu non sembra disposto ad accettare, mettendo a rischio la sopravvivenza dello stesso esecutivo.
Il presidente israeliano Isaac Herzog ha espresso gioia per la liberazione dei sei ostaggi e ha esortato a concludere l'accordo, definendolo "un atto umano, morale ed ebraico". Sulla stessa linea il leader dell'opposizione Yair Lapid, per il quale "il governo deve scegliere la vita anziché il dolore e procedere verso la seconda fase dell'accordo di scambio".
Parallelamente, i Paesi arabi del Golfo insieme a Egitto e Giordania lavorano a un piano per Gaza alternativo a quello proposto dal presidente americano Donald Trump, che prevede lo sfollamento forzato dei palestinesi. Dopo il vertice informale di ieri a Riad, si attende l'incontro della Lega araba al Cairo fissato per il 4 marzo.
I primi due ostaggi a essere consegnati alla Croce Rossa sono stati Tal Shoham e Avera Mengistu, il primo rapito il 7 ottobre mentre si trovava a casa dei suoceri nel kibbutz Be'eri e il secondo, con problemi mentali, entrato volontariamente oltre dieci fa nella Striscia e fatto prigioniero. La cerimonia si è svolta a Rafah, dove è stato allestito un palco e i due uomini sono stati mostrati alla folla, tra slogan e miliziani armati in massa che presidiavano il luogo, prima di essere trasferiti nelle mani dei funzionari dell'Icrc che hanno firmato la loro 'consegna'.
Eliya Cohen, Omer Shem Tov e Omer Wenkert, vestiti con una 'divisa' militare, sono stati invece rilasciati a Nuseirat. Stessa coreografia, con una folla ad attenderli intorno al palco e frasi ironiche rivolte a Netanyahu e alle sue promesse di liberarli "solo grazie alla pressione militare".
L'ultimo è stato Hisham al-Sayed, che Hamas ha consegnato alla Croce Rossa a Gaza, senza la procedura umiliante imposto agli altri, come segno di rispetto per la sua famiglia beduina e gli arabo-israeliani che vivono nello Stato ebraico. Affetto da problemi mentali, il 37enne era entrato volontariamente nella Striscia nel 2015. L'ultima sua prova in vita era stata diffusa nel giugno 2022 con un video che lo mostrava malato in un letto d'ospedale con una maschera d'ossigeno e una flebo.
In cambio dei sei ostaggi, Israele ha acconsentito alla scarcerazione di 602 detenuti palestinesi, tra cui 60 che stanno scontando lunghe condanne, 50 ergastolani, 47 che sono stati rilasciati come parte dello scambio nel 2011 per Glad Shalit e oltre 100 che saranno deportati immediatamente.
Anche questa settimana Israele ha risposto alle cerimonie-show di Hamas di liberazione degli ostaggi imponendo ai prigionieri palestinesi da rilasciare una maglietta con scritto, "inseguirò i miei nemici e li raggiungerò, e non tornerò finché non saranno distrutti", insieme a un braccialetto con la scritta "il popolo eterno non dimentica, inseguirò i miei nemici e li raggiungerò".
La scorsa settimana, i detenuti erano stati costretti a indossare, prima della scarcerazione, magliette con la scritta: "Non dimenticheremo, non perdoneremo". Magliette bruciate in favore di camera subito dopo l'arrivo a Gaza.