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Hamas ha liberato altri tre ostaggi israeliani, come era stato annunciato. Sagui Dekel-Chen, Sasha Troufanov e Iair Horn sono stati fatti uscire da un furgone bianco da miliziani armati e sono stati portati sul palco allestito da Hamas a Khan Younis. I tre erano stati rapiti nell’attacco del 7 ottobre 2023, che ha scatenato la guerra. Sebbene apparissero pallidi e provati, sembravano essere in condizioni fisiche migliori rispetto agli ostaggi liberati la settimana precedente, i quali erano emersi visibilmente emaciati dopo 16 mesi di prigionia.
Finora, durante la prima fase della tregua iniziata il 19 gennaio, sono stati liberati 21 ostaggi israeliani e oltre 730 prigionieri palestinesi.
Decine di persone e militanti del movimento estremista palestinese a volto coperto si erano radunati in attesa del rilascio e i veicoli della Croce Rossa sono arrivati per prendere in consegna i tre israeliani.
Centinaia i presenti con bandiere di Hamas e della Jihad islamica palestinese, nonché manifesti di propaganda.
Tra questi una foto del leader di Hamas ucciso Yahya Sinwar che guarda la Cupola della Roccia sul Monte del Tempio a Gerusalemme con la didascalia in inglese, ebraico e arabo, che dice “Nessuna migrazione tranne che a Gerusalemme”, una frecciatina all’appello del presidente degli Stati Uniti Donald Trump a reinsediare i cittadini di Gaza. Un altro manifesto ha immagini aeree delle comunità e delle basi che Hamas ha invaso il 7 ottobre 2023.
Israele ha dichiarato di aver ricevuto tre ostaggi liberati da Hamas dopo che sono stati consegnati alla Croce Rossa nella Striscia di Gaza. L’esercito israeliano ha affermato in un comunicato che i tre sono ora sotto la sua custodia e verranno trasferiti in Israele per ricevere cure mediche e per essere ricongiunti ai loro familiari.
Il futuro della tregua è incerto
Il cessate il fuoco è stato messo in pericolo nei giorni scorsi da tensioni riguardanti l’ingresso di aiuti umanitari a Gaza. Hamas aveva minacciato di ritardare il rilascio degli ostaggi, accusando Israele di non rispettare gli accordi sul passaggio di rifugi, forniture mediche, carburante e attrezzature per la rimozione delle macerie. Israele, dal canto suo, aveva dichiarato che avrebbe ripreso le operazioni militari se gli ostaggi non fossero stati rilasciati.
L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha presentato un piano controverso che prevede il trasferimento di oltre 2 milioni di palestinesi fuori da Gaza e il reinsediamento in altre regioni, aumentando ulteriormente l’incertezza sul futuro della tregua. Il piano è stato accolto positivamente dal governo israeliano, ma respinto con forza dai palestinesi e dai paesi arabi.
Le difficoltà della seconda fase dell’accordo
Mentre la prima fase dell’accordo è destinata a concludersi ai primi di marzo, non ci sono ancora negoziati concreti sulla seconda fase, che prevede la liberazione di tutti gli ostaggi rimasti in cambio della fine della guerra. Hamas potrebbe rifiutarsi di rilasciare ulteriori prigionieri se riterrà che il conflitto riprenderà subito dopo. Gli ostaggi rimasti sono tra le poche leve negoziali che Hamas possiede ancora.
Intanto, la guerra ha causato la morte di oltre 48.000 palestinesi, per lo più donne e bambini, secondo il Ministero della Salute di Gaza. Israele afferma di aver ucciso oltre 17.000 combattenti di Hamas, senza però fornire prove a sostegno di questa cifra.