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Roberto Formigoni va in carcere. La Cassazione non segue la linea della difesa e modifica la sentenza della Corte d’appello sull’ex governatore solo per prendere atto della prescrizione intervenuta sui reati relativi al San Raffaele: la pena si riduce dunque da 7 anni e 6 mesi al 5 anni 10 mesi. Condanna che Formigoni dovrà scontare fisicamente in cella. Nessuna possibilità di accedere ai benefici: né alle misure alternative alla detenzione né alla semilibertà. Si tratta del primo effetto clamoroso prodotto dallo spazzacorrotti, che ha reso “ostativi” i reati di corruzione come quelli contestati all’ex presidente della Lombardia, al pari di quelli di mafia. La sola ipotesi di ottenere almeno i domiciliari è, come sempre per i detenuti ultrasettantenni, legata solo a eventuali gravi motivi di salute.
Secondo la condanna, definitiva, della Suprema corte dunque Formigoni è colpevole di corruzione per aver favorito con le delibere della sua giunta due grandi strutture sanitarie, l’ospedale San Raffaele e il polo Maugeri. Nessuna tangente in denaro contante: la «mole di prova imponente» richiamata ieri nella requisitoria del sostituto pg di Cassazione Luigi Birritteri descrive solo «utilità» concesse a Formigoni da Pierangelo Daccò, suo amico di antichissima data: le famose vacanze in yacht e le quote di ville in Sardegna. «Favori» quantificati in 6 milioni e 6mila euro dalla sentenza della Corte d’appello di Milano, confermata nella sostanza dal dispositivo emesso ieri sera dalla sesta sezione della Cassazione. La decisione è arrivata dopo quasi 5 ore di camera di consiglio.