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È allarme focolaio a Montecitorio. Sono in tutto almeno 16 i deputati finora risultati positivi, tra cui quattro capigruppo e diversi parlamentari sia di maggioranza che opposizione. Molti, inoltre, i deputati che si trovano in isolamento fiduciario per essere venuti a contatto con i colleghi contagiati. La Camera rischia il blocco dei lavori, è il timore che attraversa le varie forze politiche. La prima conseguenza della situazione contagi è il rinvio dell’esame della proposta di legge contro l’omofobia: il presidente Roberto Fico ha accolto la richiesta del centrodestra. «Su richiesta dei capigruppo di opposizione - spiega Fico - in virtù delle positività e delle quarantene che riguardano i loro gruppi - ci sarà lo slittamento del ddl Zan. Il provvedimento sarà esaminato la settimana seguente. Nei prossimi giorni però l’attività della Camera continuerà: in Aula con le discussioni generali, le interrogazioni e le interpellanze, e nelle commissioni parlamentari. È confermata anche la riunione della Giunta per il regolamento». Per tutta la settimana prossima, dunque, nessuna votazione in Aula. Ma l’attività della Camera va avanti, non si ferma, scandisce Fico, da sempre in prima fila per garantire il normale funzionamento dell’istituzione, anche nei periodi più difficili. Nessuna barricata dalla maggioranza, che però avverte: non sia un escamotage per tentare di bloccare la proposta di legge a prima firma Zan, contro cui si battono le forze di centrodestra, ritenendola una «legge liberticida che introduce il reato di opinione». Ma il segretario dem garantisce, «faremo di tutto per approvarla», scrive Nicola Zingaretti sui social. Le prime reazioni giallorosse alla richiesta delle opposizioni sono abbastanza dure: «È semplicemente vergognoso speculare su una situazione drammatica per fermare una legge di civiltà», attacca il relatore della legge contro l’omofobia Alessandro Zan del Pd. Non meno tranchant il presidente della commissione Giustizia, il pentastellato Mario Perantoni: «Che pena assistere allo spettacolo di queste ore offerto dal centro destra, per l’occasione molto unito, usare l’emergenza sanitaria e le conseguenti difficoltà di organizzazione dei lavori d’Aula per tentare di boicottare la legge contro l’omotransfobia». E il capogruppo dem, Graziano Delrio, mette in chiaro: «Se i gruppi di opposizione in ragione delle assenze legate al coronavirus chiedono di sospendere i lavori d’Aula per una settimana noi non ci opponiamo. Sia chiaro però che il calendario non muta e si rimanda tutto. Non accettiamo un rinvio ad hoc, sulla proposta di legge Zan». Il centrodestra rigetta le accuse: «Non abbiamo chiesto di sospendere i lavori della Camera, abbiamo solo chiesto al presidente Fico, data la situazione, di rinviare l’esame della legge Zan visto che si tratta di un provvedimento non urgente ma politicamente rilevante». Il bollettino contagi fa registrare nelle ultime ore la positività di Maurizio Lupi di NcI e Alessandra Ermellino, ex M5s. Sono in tutto tre i capigruppo contagiati: Mariastella Gelmini di Forza Italia, Davide Crippa di M5s, Francesco Lollobrigida di FdI, mentre il capogruppo della Lega, Riccardo Molinari, risultato negativo al tampone, è in quarantena. Intanto, cresce la preoccupazione tra chi frequenta abitualmente il palazzo: dalla prossima settimana dovrebbero essere messi a disposizione i test rapidi, ma resta il problema di come garantire il normale funzionamento dei lavori dell’Aula e delle commissioni, soprattutto qualora il virus continui a diffondersi. Sempre in settimana tornerà a riunirsi la Giunta di Montecitorio: sul tavolo il nodo del voto a distanza, posto fortemente già durante il lockdown da una parte dei deputati del Pd, "capitanati" dal costituzionalista Stefano Ceccanti, promotore di una proposta di riforma che mira proprio ad introdurre il voto on line, forte di oltre 100 sottoscrizioni. Ma i lavori da remoto del Parlamento non incontrano il favore di tutti: la stessa maggioranza è spaccata al suo interno, con Italia viva nettamente contraria e i 5 stelle alquanto scettici, nonostante l’apertura fatta nei giorni scorsi dal ministro Federico D’Incà. Anche tra le forze di opposizione la proposta non spopola: contrari FdI e Lega, mentre dentro Forza Italia si registrano tiepidi spiragli. Il primo a lanciare l’allarme sul rischio blocco è Ceccanti: «Sul Parlamento in emergenza stiamo arrivando al punto di non ritorno oltre il quale l’istituzione non potrà più funzionare», scandisce. «La situazione è fuori controllo», sostiene Alessandro Fusacchia del gruppo Misto, favorevole al voto a distanza. Di diverso avviso Gelmini: «Credo che la maggioranza cerchi di nascondere i problemi politici e le divisioni interne dietro il voto da remoto e anche dietro l’allarme sanitario. Certamente bisogna monitorare l’andamento del virus, ma noi, come centrodestra, siamo contrari al voto da remoto. La chiusura della Camera sarebbe un fatto estremamente grave». Per il dem Emanuele Fiano, però, non basta far slittare il ddl Zan, «il problema si ripeterà e senza coraggio sarà impossibile lavorare», afferma ricordando che «da mesi chiediamo il voto a distanza alla Camera, ma il centrodestra è tutto contrario e Iv anche».