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Dunque arriva l'esercito nelle strade. Il premier lo annuncerà stasera o al massimo domani. A dire il vero i nostri soldati - eredità dell'11 settembre - stazionano da anni di fronte ai "punti sensibili" delle città: piazze, istituzioni, cinema. Eppure, il solo evocarne il nome (esercito!), fa correre un "brivido cileno" lungo la schiena. Palazzo Chigi fa sapere che non c'è da preoccuparsi: gli uomini in mimetica e fucile al collo saranno in strada per convincere vecchine e runner a evitare passeggiate e corsette mattutine in nome della salute pubblica: giusto così. I trasgressori - fa sapere Conte - saranno puniti con pene severe ed esemplari. Certo, poi qualcuno dovrà indicare il punto esatto in cui il nostro codice penale parla di "reato di passeggiata". Il quale reato, non essendo previsto dalla nostra legge, ha convinto molti magistrati ad archiviare le migliaia di denunce a carico di chi si ostina a prendersi l'ora d'aria da questi strani ma indispensabili "arresti domiciliari". Si vedrà. Ma una cosa è certa: il presidente del consiglio, oltre a invocare l'esercito, avrebbe dovuto chiamare uno a uno i parlamentari delle Repubblica e "invitarli" a tornare sui propri scranni. Perché un paese con l'esercito nelle strade e il parlamento vuoto, quello sì ha un che di sinistro. Il fatto è che se il parlamento non torna a funzionare, la nostra democrazia inizia a incepparsi e in questo momento non possiamo assolutamente permettercelo. I nostri onorevoli prendano a esempio dai medici che rischiano la pelle nelle corsie degli ospedali colmi di persone contagiate. Facciano il loro lavoro e tornino a bordo, perché, al pari di quello dei medici, è un lavoro vitale per tutti noi.