«In questa epoca di leader autoritari le violazioni dei diritti umani saranno sempre più normali». Un disincanto non addomesticato dalla rassegnazione trapela dalle parole della giornalista e autrice turca in esilio Ece Temelkuran – il cui ultimo libro pubblicato in Italia, Come sfasciare un Paese in sette mosse, è, al riguardo, piuttosto indicativo –, quando riflette sulle drammatiche condizioni in cui la Turchia si trova a vivere sotto il tallone del presidente Erdogan, lacerata tra un fronte interno – caratterizzato dalla fine dello stato di diritto, come dimostra la recente morte dell'avvocatessa Ebru Timtik, in seguito a uno sciopero della fame durato 238 giorni – e un sempre maggiore protagonismo in politica estera.

Scarcerato l'avvocato Aytaç Ünsal: dopo la morte dell'avvocatessa Ebru Timtik trova che Erdogan stia cedendo sulla questione dei diritti civili?

Aytaç Ünsal ed Ebru Timtik non sarebbero dovuti essere arrestati; la sua scarcerazione è quindi solo un atto legale dovuto. Se la Corte Suprema avesse agito più rapidamente, anche Ebru Timtik sarebbe stata rilasciata insieme ad Aytaç Ünsal, ma sfortunatamente la morte è stata più veloce della giustizia.

Cosa si aspetta dalla comunità internazionale?

Siamo realistici. La comunità internazionale non può intervenire dinanzi a tutte le violazioni dei diritti umani che avvengono nel mondo. Ciò che può fare è costruire un fronte globale contro i leader autoritari – anch'essi collegati a livello globale – per colpire il cuore stesso di questa alleanza di immoralità e oppressione.

Esponenti del partito di Erdogan hanno chiesto di uscire dalla Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne. La figlia di Erdogan, Sumeyye, vicepresidente di KADEM, si oppone. Come si evolverà la questione?

Anche dover rispondere a questa domanda è umiliante. Qual è lo status politico della figlia di un presidente? E può un presidente ritirarsi da un accordo internazionale? Rispondere a questa domanda è anch'esso un ulteriore passo verso l’accettazione di questa nuova politica.

L'attuale sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoglu, proviene dalle fila dell'opposizione laica: un buon segnale per la democrazia e il pluralismo?

Recentemente ho scritto per il Financial Times di come la nuova politica emergerà dalle diverse realtà comunali, se i comuni riusciranno a essere abbastanza coraggiosi e intelligenti da raccogliere e convogliare l'energia dei movimenti di base. La sfida di Imamoglu sta nel mettere insieme una resistenza oltremodo frantumata per di trasformarla in efficace azione politica. Insieme ad altre città, in cui l'opposizione si dimostra piuttosto vitale, Imamogu costituisce certamente un buon segnale.

Il controllo e lo sfruttamento delle risorse del Mediterraneo orientale è stata definita la questione geopolitica del XXI secolo: la preoccupano i recenti attriti fra Turchia e Grecia?

Come ogni persona sana di mente sì. Ci siamo riunite, 300 donne provenienti da Grecia e Turchia, per firmare una petizione per la pace. Viviamo tuttavia in un mondo dove le guerre possono iniziare nonostante l'opposizione delle Nazioni Unite. La condizione attuale della politica internazionale consente a leader autoritari di curare i propri affari personali a spese del loro popolo.

Durante il summit Med7 di Ajaccio, il presidente francese Emmanuel Macron ha affremato che «la Turchia non è più un partner» perché ha adottato un «comportamento inaccettabile» : Come giudica la reazione dell'Unione europea?

Da quando l'immoralità è diventata un segno d'onore nella politica internazionale, credo che né l'Ue né altre organizzazioni internazionali abbiano il diritto di ostentare un primato morale. Tali reazioni provenienti da personalità politiche non risultano quindi così incisive come lo erano in passato.