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DONALD TRUMP PRESIDENTE USA
Allo scoccare della mezzanotte a Washington sono entrati ufficialmente in vigore i nuovi dazi commerciali degli Stati Uniti, fortemente voluti da Donald Trump. Tra questi, spicca un’imposizione complessiva del 104% sulle importazioni dalla Cina, frutto della somma tra tariffe precedenti e nuove misure.
Le prime disposizioni erano già state annunciate il 2 aprile dall’ex presidente, che aveva previsto una “tariffa base” del 10% su quasi tutti i partner commerciali degli Stati Uniti. Questo livello è stato attivato lo scorso sabato, ma con l’inizio della nuova settimana sono partite anche le tariffe più elevate.
I dazi più alti colpiscono in particolare economie minori, come il Lesotho, ma anche Paesi strategici per l’economia globale. Le nuove tariffe includono un 47% sul Madagascar, 46% sul Vietnam, 32% su Taiwan, 25% sulla Corea del Sud, 24% sul Giappone e 20% sull’Unione europea. Per la Cina, i dazi del 34% recentemente annunciati si sommano a un precedente 20%, mentre Trump ha anche minacciato ulteriori aumenti fino a un totale del 104%, in risposta alle possibili contromisure di Pechino.
Durante un intervento alla cena del National Republican Congressional Committee, Trump ha commentato con toni entusiastici l’effetto delle misure: «Stiamo facendo una fortuna, 2 miliardi al giorno. La situazione è buona, è leggendaria. Ora è il nostro turno di far pagare gli altri».
L’ex presidente ha poi rincarato la dose con una dichiarazione dai toni coloriti: «I Paesi mi chiamano e mi leccano il c**o. Muoiono dalla voglia di fare accordi». Un’affermazione che rispecchia lo stile comunicativo diretto di Trump e la volontà di esercitare pressione nei confronti degli interlocutori internazionali.